Varie, 28 marzo 2002
MACCHIAVELLI
MACCHIAVELLI Loriano Vergato (Bologna) 12 marzo 1934. Scrittore. Dal 1974 ha pubblicato una ventina di gialli, protagonista Sarti Antonio, in forza alla questura bolognese. «Uno dei padri fondatori del giallo all’italiana [...] Quel Sarti Antonio, "sergente" della Questura di Bologna (un "grado" inesistente, inventato dall’autore), definibile come "testardo, collerico e intelligente quanto basta" oltreché perennemente affetto da una fastidiosa colite. [...] "Il sergente Sarti è in fondo l’espressione di una delle tante stagioni che ha vissuto Bologna: quella dei cantautori (Dalla, Guccini, Mengoli, Lolli, Morandi), quella del fumetto (Magnus, Bonvi, Giardino, Pazienza) e poi, appunto quella del giallo (Cacucci, Fois, Marsaduri, il Gruppo 13). Bologna d’altra parte, si presta bene al delitto con i suoi portici oscuri, con i suoi cortili pieni di mistero. Il Settecento di Bologna è stato il secolo dei pugnali: in una notte si contarono addirittura trentasei morti ammazzati". Dopo una trentina di romanzi e sei serie televisive con un bravissimo Gianni Cavina, il suo Sarti Antonio è noto anche al grande pubblico. Ma come sono stati gli esordi? "Difficili. Quando mandai Le piste dell’attentato alla Garzanti mi risposero che non capivano perché avessi scelto Bologna. Secondo loro, era una città lontana dal genere giallo. E aggiungevano che pur notando una mia predisposizione al genere, il mio intento politicizzante finiva per prevalere sul motivo poliziesco vero e proprio. Un anno dopo sarebbe stata proprio Garzanti a ripubblicarlo: quasi una nemesi" [...] Quali gialli ama di più? "Quelli che riescono a raccontare non solo il mistero ma anche la società: penso a Chandler, ad Hammett, a Simenon. E poi quelli che cercano di percorrere nuove strade: perché non va dimenticato che il giallo è un genere ancora tutto da scoprire"» (Stefano Bucci, "Corriere della Sera" 27/7/2004). «Mi alzo presto, alle sette sono già al computer. C’è stato qualche problema d’orario per Macaroni e Un disco dei Platters, i libri scritti con Guccini: lui va a dormire quando io mi sveglio. Poi abbiamo trovato un compromesso: lavoriamo all’osteria, dalle cinque del pomeriggio alle dieci di sera [...] Scrivo il romanzo da cima a fondo. Lo rileggo e correggo solo dopo aver lasciato passare un po’ di tempo. Appena finite, le pagine mi sembrano bellissime [...] Già alle medie scrivevo raccontini pornografici da vendere ai compagni [...] Sono affezionato alla mia collezione di vecchie stilografiche: ne ho una cinquantina, e ne uso circa dieci, con inchiostri di tutti i colori» (’Corriere della Sera”, 6/2/2002).