Macchina del Tempo giugno 2002, 1 aprile 2002
L’elasticità della tela del ragno offre spunti interessanti all’industria delle fibre tessili. Il dipartimento di Chimica dell’università Heriot-Watt di Edimburgo, in Inghilterra, ha misurato le tensioni da supercontrazione delle ragnatele di Nephila clavipes causate dall’esposizione all’umidità
L’elasticità della tela del ragno offre spunti interessanti all’industria delle fibre tessili. Il dipartimento di Chimica dell’università Heriot-Watt di Edimburgo, in Inghilterra, ha misurato le tensioni da supercontrazione delle ragnatele di Nephila clavipes causate dall’esposizione all’umidità. Ha così scoperto che tali tensioni sono più grandi di quanto si pensasse. In particolare, il cavo di trazione del ragno si contrae senza limiti quando è bagnato, dimezzando la lunghezza e raddoppiando il diametro. I ragni possono controllare questi effetti modulando le quantità di proteine cristallizzabili e non cristallizzabili nella loro seta, dunque ottimizzando la fibra a seconda dell’ambiente. Ma con un limite: dopo 5 minuti, la tensione torna a zero. Sebbene i ragni possano sfruttare la supercontrazione per ristabilire la forma della tela dopo che è stata deformata dalle piogge, dal vento o da una preda, non possono contare su di essa per compensare i continui carichi di umidità. Per applicare le proprietà delle ragnatele alle fibre tessili artificiali, dunque, i ricercatori dovranno trovare un sistema per mantenerle asciutte, o incorporandole in una matrice impermeabile, o eliminando le sequenze sensibili all’umidità dalle proteine.