Alberto Papuzzi, "La Stampa" 27/3/2002., 27 marzo 2002
«In una lettera a un amico scrive: "Io soffro peggio che ad Auschwitz". Ma ricordiamoci che è depresso
«In una lettera a un amico scrive: "Io soffro peggio che ad Auschwitz". Ma ricordiamoci che è depresso. Secondo me, egli è vissuto un tempo incredibilmente lungo per uno scampato allo sterminio. E’ catturato nel dicembre 1943, pubblica "I sommersi e i salvati" nel 1986, significa che ha vissuto 42 anni con la memoria di Auschwitz. Anche se pensava che fosse suo dovere testimoniare, cercò di sfuggire a questo obbligo con "La chiave a stella" o con la fiction ("Se non ora quando?"), ma non ci riuscì» (Ian Thomson, biografo di Primo Levi).