Aldo Carboini, "Il Sole-24 Ore" 31/3/2002., 31 marzo 2002
«Diversa è ogni pietra sulla quale si disegna. Vengono, anzi venivano, dalla Germania, da una cava vicino a Monaco e che è stata chiusa molti anni fa
«Diversa è ogni pietra sulla quale si disegna. Vengono, anzi venivano, dalla Germania, da una cava vicino a Monaco e che è stata chiusa molti anni fa... La pietra va trattata con pomice e smeriglio, perché si crei sulla superficie una granetta porosa, quasi un’impercettibile buccia d’arancia, sulla quale si stende una soluzione acida che pulisca e riporti tutto a uno stato di verginità. Sulla pietra, si disegna a rovescio con una matita grassa, in modo che il tratto sia assorbito e scenda sotto la superficie; una mano di talco asciuga e impedisce l’allargarsi del grasso, una passata di gomma arabica e di acido nitrico fissa il disegno. Il cui spessore è decisivo per il colore: se vuoi un giallo, che è un colore di luce, non puoi avere un segno leggero, non si vedrebbe niente» (Romolo Bulla, stampatore d’arte, a proposito della litografia).