Goffredo Buccini, "Corriere della Sera" 16/02/2002, 16 febbraio 2002
Negli Stati Uniti il calcio non ha successo per le stesse ragioni per le quali non ha attecchito il socialismo: questa la tesi di Andrei Markovits, romeno che è stato bambino a Vienna, ha studiato scienze politiche e sociologia a New York e ora insegna all’università del Michigan
Negli Stati Uniti il calcio non ha successo per le stesse ragioni per le quali non ha attecchito il socialismo: questa la tesi di Andrei Markovits, romeno che è stato bambino a Vienna, ha studiato scienze politiche e sociologia a New York e ora insegna all’università del Michigan. "Non voglio sostenere che esista una relazione diretta. Tuttavia un denominatore comune c’è: la corsa della società americana a farsi borghese, ”di frontiera” ed egalitaria, che subordina l’uguaglianza alla libertà dell’individuo. L’orgoglioso isolamento del Nuovo Mondo, la diffidenza verso i progenitori europei e una probabile avversione per quel particolare spirito ”collettivista” legato al soccer hanno fatto il resto. Il desiderio di integrazione ha spinto infine milioni di immigrati a dimenticare l’originaria passione". Markovits ha una sua idea anche sulla differenza tra calcio maschile e calcio femminile: "Sono capaci le donne, non dico di allenarsi e primeggiare, ma di ”perdere tempo” col calcio come fanno gli uomini? Ne dubito"