Macchina del Tempo Anno 3 n.4 aprile 2002 pag. 14, 4 aprile 2002
In vent’anni i dischi ottici hanno soppiantato i long playing, grazie alla maggiore durata e alla fedeltà superiore
In vent’anni i dischi ottici hanno soppiantato i long playing, grazie alla maggiore durata e alla fedeltà superiore. Tutto merito della tecnologia laser e della digitalizzazione. La Nona sinfonia di Beethoven, il film 2001: Odissea nello Spazio di Kubrick o la vostra autobiografia: si può conservare di tutto nel lucente disco ottico da inserire nel vassoietto del computer. Sono gli eredi del vinile, usato fino agli anni Ottanta: ecco la grande famiglia dei Cd, Cd-Rom e Dvd, di semplice lettura o registrabili. Questi supporti servono a conservare e scambiare dati e funzionano tutti con lo stesso principio, anche se ci sono differenze significative nelle prestazioni. Le informazioni contenute sono di varia natura – audio, video o testi – ma vengono sempre digitalizzate, cioè tradotte in numeri, espressi con una sequenza di 0 e 1. Questo codice viene stampato sulla superficie inferiore del disco da una macchina. l’alternanza di incisioni e zone lisce che dà la serie giusta di numeri. I solchi sono organizzati in una lunga spirale che si avvolge verso l’interno: per leggere la sequenza, un laser percorre la traccia e dal ”rimbalzo” del raggio la macchina capisce se sta su un’incisione o una zona piana, traducendo l’informazione nella giusta sequenza di 0 e 1. Vari programmi trasformano poi i numeri in suoni o immagini. Mentre il disco gira, il lettore si sposta lentamente verso l’interno del disco, in modo da percorrerlo tutto. Poiché il disco viene ”toccato” solo dal laser non si usura, a differenza dei vecchi, fruscianti Lp.