Macchina del tempo anno 3 n.4 aprile 2002 pagg.124-129, 4 aprile 2002
Quando diciamo una bugia, alcune aree del cervello lavorano di più. Lo ha scoperto un gruppo di ricercatori dell’Università della Pennsylvania School of Medicine, Usa, guidato da Daniel Langleben, convinto di aver trovato una nuova macchina della verità più affidabile del tradizionale poligrafo
Quando diciamo una bugia, alcune aree del cervello lavorano di più. Lo ha scoperto un gruppo di ricercatori dell’Università della Pennsylvania School of Medicine, Usa, guidato da Daniel Langleben, convinto di aver trovato una nuova macchina della verità più affidabile del tradizionale poligrafo. La alternativa per smascherare i bugiardi sarebbe la risonanza magnetica funzionale, una tecnica che consente di visualizzare le parti del cervello nel momento in cui si attivano. stato formato un gruppo di 18 volontari, a ciascuno dei quali é stato dato un oggetto, subito messo in tasca: ai volontari sono state mostrate diverse immagini in sequenza, tra le quali anche quella dell’oggetto in loro possesso. In base alle istruzioni ricevute all’inizio del test, i volontari, seduti nell’apparecchiatura per la risonanza magnetica, dovevano mentire, negando che si trattasse di quello che avevano in tasca. Al momento della bugia, la risonanza magnetica ha mostrato una forte attivazione di alcune aree del cervello: l’area anteriore della corteccia e quella frontale superiore. «Sembra che, per poter elaborare l’inganno» ha raccontato Langleben alla rivista ’New Scientist” «il cervello debba prima inibire la verità, che sarebbe la risposta più istintiva. Ma questo modello è tutt’altro che infallibile e appare prematura qualsiasi applicazione».