John McCrone - Macchina del tempo anno 3 n.4 aprile 2002 pagg.124-129, 4 aprile 2002
I ricordi dell’assassino. Benché gli scienziati avessero pubblicato le loro scoperte già nel 1991, nel ”Journal of Psichophysiology”, poi non è stato più pubblicato granché di nuovo sull’argomento almeno fino a quest’anno, quando un’udienza del tribunale della contea di Pottawattamie, in una remota zona dello Iowa, è improvvisamente salita alla ribalta dei titoli internazionali
I ricordi dell’assassino. Benché gli scienziati avessero pubblicato le loro scoperte già nel 1991, nel ”Journal of Psichophysiology”, poi non è stato più pubblicato granché di nuovo sull’argomento almeno fino a quest’anno, quando un’udienza del tribunale della contea di Pottawattamie, in una remota zona dello Iowa, è improvvisamente salita alla ribalta dei titoli internazionali. Qualcuno stava cercando di usare i P300 come prova per fare rilasciare un omicida già condannato. Terry Harrington era stato condannato all’ergastolo nel 1978 per aver ucciso una guardia giurata per strada. Harrington, che all’epoca del fatto aveva solo 17 anni, aveva dichiarato al processo di essersi trovato molte miglia lontano dal luogo dell’omicidio, vale a dire a un concerto pop. Eppure era stato condannato sulla base delle deposizioni di vari testimoni, alcuni dei quali pare fossero suoi complici, mentre il referto dei periti aveva riscontrato tracce di polvere da sparo sul suo giubbotto. Nel disperato tentativo di avanzare un’istanza di appello, Harrington si presentò alla corte per dimostrare che il suo cervello non reagiva ad alcun ricordo relativo alla scena del delitto, mentre mostrava una forte risposta a espressioni riconducibili agli avvenimenti verificatisi al concerto. Il ricercatore che eseguiva i test dell’EEG era appunto Farwell, che aveva messo su un’attività nello Iowa nella speranza di trasformare la ricerca sul P300 in un affare. Negli anni ’90 Farwell aveva continuato a lavorare in silenzio con la CIA e l’FBI, per verificare sul campo la validità di questa tecnologia. Se il tribunale della contea di Pottawattamie si fosse lasciato persuadere ad accettare le sue metodologie in questo caso sperimentale, Farwell poteva sperare di rivoluzionare l’intero ambito della lotta al crimine. «In un’azione criminosa, ci possono essere vari generi di prove secondarie, ma il cervello è comunque sempre là, intento a pianificare, attuare e a memorizzare il crimine», osserva Farwell. «La differenza fondamentale tra un esecutore e una persona innocente, ingiustamente accusata, è che il primo, in quanto ha commesso il crimine, lo ha registrato nel suo cervello, a differenza dell’innocente». Nel caso Harrington, vi furono enormi difficoltà perché l’omicidio era avvenuto oltre 20 anni prima, e perciò non si poteva certo dire che i ricordi di Harrington fossero ancora freschi. Inoltre Farwell aveva dovuto individuare dei particolari pertinenti all’omicidio di cui Harrington poteva essere rimasto all’oscuro durante il processo iniziale e negli anni seguenti. Studiando i verbali degli interrogatori e compiendo dei sopralluoghi sulla scena del delitto, Farwell si era convinto che si sarebbe potuta usare la via di fuga presa dagli assassini della guardia giurata: dopo l’omicidio, infatti, essi avevano dovuto saltare un fossato e attraversare un campo invaso dalle erbacce. Nei test, Harrington non aveva risposto con alcun P300 a questi particolari, mentre esibiva una decisa reazione agli eventi del concerto, che era poi il suo alibi. Un caso risolto? Purtroppo per Farwell e Harrington, sembra di no. Gli esperti chiamati a deporre in tribunale, tra i quali anche Donchin, il vecchio professore di Farwell, hanno dichiarato che il procedimento era ancora troppo poco conosciuto, sebbene i suoi presupposti scientifici fossero sicuramente solidi. Il procuratore distrettuale Rick Crowl ha ridicolizzato l’ipotesi di Farwell. In marzo il giudice ha respinto l’istanza d’appello. Farwell dice di essere rattristato, ma per lo meno ha potuto presentare a una corte delle prove raccolte con il suo test BF (da Brain Fingerprinting, «impronta cerebrale»), e ciò costituisce un precedente in vista di futuri processi.