Le storie di Mick Manning e Brita Granstrom sono pubblicate in Italia da Editoriale scienza, 5 aprile 2002
Un viaggiatore immaginario che volesse scendere al centro della Terra s’imbatterebbe in tante e straordinarie presenze
Un viaggiatore immaginario che volesse scendere al centro della Terra s’imbatterebbe in tante e straordinarie presenze. Sotto la sabbia della spiaggia che calchiamo l’estate c’è una microscopica giungla di animali, in buona parte ancora da classificare: un ambiente persino più ricco, tassonomicamente parlando, dell’Amazzonia, popolato da minuscoli invertebrati che hanno fatto di un mondo abrasivo e inospitale la loro casa. I nomi dei minuscoli abitanti, quando esistono, sono difficili da pronunciare; le loro forme, visibili solo al microscopio elettronico, assolutamente bizzarre. Solitamente appartengono a specie antichissime: un vermiciattolo a forma di arachide è qui sulla Terra, o meglio sotto, da 530 milioni di anni. Questi alieni che ci troviamo sotto i piedi sono anche capolavori di miniaturizzazione, sono costruiti così bene da fare invidia alla più avanzata nanotecnologia inventata dall’uomo. Anche nella riproduzione ignorano l’ovvietà. L’ermafrodita Otohydra vagans, un ovale gelatinoso con decine di tentacoli che gli scaturiscono dalla bocca, tiene un uovo solo in incubazione in una tasca interna e lo rilascia una volta maturo. Ma continuiamo il nostro viaggio all’ingiù per esplorare le gallerie scavate nelle varie epoche, dalle catacombe cristiane di Roma al bunker di Churchill nelle viscere di Londra o ai 280 chilometri di cunicoli che fanno di Parigi un groviera da tenere sempre sotto controllo. La parola bunker evoca gli anni tragici della guerra e, più di tutte, la città di Berlino. Qui il nostro viaggiatore può rivolgersi alla associazione Berliner Unterwelten e.V. (+49 30/3924744) per una toccante visita ai rifugi antiaerei ricavati nel 1940 accanto alla stazione della metrò di Gesundbrunnen, dove in migliaia trascorsero giorni e notti per proteggersi dai bombardamenti e più tardi dalla battaglia che infuriava per le vie, negli ultimi giorni del conflitto. Più giù le opere della natura prendono il posto degli artefatti dell’uomo. Parliamo di veri capolavori carsici come le grotte di Adelsberg in Austria, le prime ad avere raggiunto, nell’Ottocento, rinomanza mondiale; o come la caverna Carlsbad, che penetra per quasi trecento metri nel sottosuolo del Nuovo Messico. Dal sontuoso Tempio del Sole, il grande ambiente formatosi al suo interno un milione di anni fa, procediamo nello spessore della crosta, come i geologi chiamano la scorza della Terra fino a 40 chilometri sotto la superficie. Più sotto ancora, e fino 640 chilometri di profondità, eccoci nel mantello superiore, fatto di rocce solide, e quindi nell’inferiore, che scende fino a quasi tremila chilometri. Siamo ora nel nucleo esterno, liquido, cui segue il nucleo interno, solido, scoperto nel 1936 dalla danese Inge Lehmann studiando la rifrazione delle onde sismiche: il metodo d’indagine che permette di «vedere» nel cuore del pianeta. Il nucleo interno, di materiale ferroso, ha un raggio di 1.216 chilometri ed è costituito da masse incandescenti allo stato solido, con temperature da due a diecimila gradi. Qui, a oltre seimila chilometri di profondità, ha termine il nostro viaggio virtuale. Che però chiede una postilla. Di recente è stata fatta l’ipotesi che l’interno della Terra influisca sulla sua orfologia esterna, mentre si credeva che a scolpirne la superficie fossero soprattutto le collisioni tra le zolle tettoniche, la parte mobile del guscio roccioso. I sommovimenti nel profondo solleverebbero e abbasserebbero quindi interi continenti. Colonne di roccia incandescente sgorgate dal nucleo esterno si espandono, grazie alla minore densità, attraverso il mantello e spingono verso l’alto gli strati soprastanti. così che nell’arco degli ultimi 100 milioni di anni si sarebbe formato l’immenso altopiano dell’Africa meridionale, una zona non coinvolta in collisioni tettoniche da 400 milioni di anni.