Gaetano Afeltra, ìCorriere della Seraî, 30/3/2002 pagina 31., 30 marzo 2002
Benedetto Croce, goloso di pizza alla marinara, ogni mattina alle 11 usciva dalla sua casa di Napoli, raggiungeva il solito forno vicino Santa Chiara e gustava la focaccia condita con pomodoro fresco, aglio, basilico, origano e un filo d’olio
Benedetto Croce, goloso di pizza alla marinara, ogni mattina alle 11 usciva dalla sua casa di Napoli, raggiungeva il solito forno vicino Santa Chiara e gustava la focaccia condita con pomodoro fresco, aglio, basilico, origano e un filo d’olio. Quando gli amici lo trascinavano in trattoria, ordinava esclusivamente le specialità della cucina povera napoletana: fritto misto di panzarotti, paste cresciute (frittelle d’acqua, farina, sale, lievito di birra), palle di riso, mozzarella in carrozza, alici infarinate, scagliozzi (fette di polenta dorate nell’olio bollente). Unico suo cruccio gastronomico: la giovane moglie torinese Adele Rossi, convinta che la pasta al dente gli facesse male, si ostinava a fargliela servire quasi scotta (’Adelina si è fitta in mente che una sola cosa è dannosa alla mia salute: i maccheroni”). Sempre chino sui suoi libri (durante la guerra aveva sistemato in un rifugio sotterraneo una lampadina che gli consentiva di studiare persino sotto le bombe), riteneva che farsi prendere le misure dal sarto fosse una perdita di tempo. Quando un abito era da sostituire, la moglie, senza dirgli nulla, portava al sarto un taglio di stoffa identico e un completo smesso (lui, che non si accorse mai di nulla, era tutto orgoglioso dei suoi vestiti capaci di resistere tanto a lungo). Prendere il libro: Un uomo di none Benedetto Croce, Edizioni scientifiche italiane. Gaetano Afeltra, ”Corriere della Sera”, 30/3/2002 pagina 31.