Francesco Battistini, Corriere della Sera, 30/3/2002 pagina 5., 30 marzo 2002
La palestinese Lilian Raseem, 22 anni, bel volto incorniciato da uno chador azzurro, insegnante di storia alle superiori, iscritta alla facoltà d’economia di Bir Zeit, ogni giorno, felpa blu e zainetto sulle spalle, va al cimitero di Ramallah e per due ore di fila versa lacrime sulle tombe di kamikaze mai conosciuti in vita sua:’Molte famiglie mi danno qualche soldo, ma io lo faccio solo perché troppi morti vengono dimenticati
La palestinese Lilian Raseem, 22 anni, bel volto incorniciato da uno chador azzurro, insegnante di storia alle superiori, iscritta alla facoltà d’economia di Bir Zeit, ogni giorno, felpa blu e zainetto sulle spalle, va al cimitero di Ramallah e per due ore di fila versa lacrime sulle tombe di kamikaze mai conosciuti in vita sua:’Molte famiglie mi danno qualche soldo, ma io lo faccio solo perché troppi morti vengono dimenticati. I parenti hanno problemi, ci sono giorni davvero pericolosi per venire a trovare i martiri caduti per la nostra libertà” (i più famosi si riconoscono dalle lapidi ornate di nastrini e bandiere col disegno di fucili automatici; gli altri, nelle fosse più fresche, hanno i nomi graffiati sulla calce viva, perché il becchino non ha fatto in tempo a scalpellare la lapide). Lilian, convinta che non si sposerà mai (’questa situazione non è adatta a far figli”), nel tempo libero dipinge sulle strade i volti dei suoi kamikaze preferiti. Francesco Battistini, Corriere della Sera, 30/3/2002 pagina 5.