Varie, 14 aprile 2002
BERSELLI
BERSELLI Edmondo Campogalliano (Modena) 2 febbraio 1951, Modena 11 aprile 2010. Scrittore. Giornalista. Vicedirettore della rivista ”Il Mulino”, collaborò come editorialista con Espresso e Repubblica • «Non è per caso che Edmondo Berselli ha dedicato un libro intero agli intoccabili. Li conosce bene. Per anni ha tenuto sull’Espresso, celato dietro il nick vezzoso di ”Eddy Bi”, una rubrica così cattiva con i ”venerati maestri” da essere prontamente chiusa quando è arrivato un nuovo direttore. [...] nel suo pamphlet Venerati maestri. Operetta immorale sugli intelligenti d’Italia (Mondadori), Berselli formula almeno tre teorie: che la cultura italiana fa piangere; che la sinistra italiana è ancorata a maestri sopravvalutati quando non ”bolliti”; e che la critica non critica. Berselli non è un uomo di sinistra, ma ”un liberale con qualche pezzo di sinistra dentro”. [...] Editorialista geneticamente urticante e inguaribilmente prodiano, indugia sui vizi dei colleghi, da Mieli a De Bortoli, dal ”catastrofista” Sartori al rivoluzionario Ferrara, che come Aureliano Buendia ”promosse 34 sollevazioni armate, perdendole tutte”. [...] Ma c’è di più. Per quanto in salsa cabaret, Berselli non lesina vibranti schiaffoni. Ai santoni di sinistra, anzitutto, e a una critica che li stronca in privato ma li venera sui giornali. [...] l’aspetto maggiormente curioso di Venerati maestri: che in questa ventata di disinvolta iconoclastia, Berselli, editorialista di punta di Espresso e Repubblica, se la prende anzitutto (e lo sa benissimo) con le testate giornalistiche per cui lui stesso scrive. [...]» (Andrea Scanzi, ”La Stampa” 5/12/2006) • «[...] Il glossatore modenese ha scritto Venerati maestri per avvisare che di maestri non ce ne sono più. Il punto di partenza è il paradigma di Alberto Arbasino: ”In Italia c’è un momento stregato in cui si passa dalla categoria di bella promessa a quella di solito stronzo. Soltanto a pochi fortunati l’età concede poi di accedere alla dignità di venerato maestro”. Un bel pensiero splendidamente formulato che però tradisce un’eccessiva permanenza a Roma, la tomba delle muse. Edmondo Berselli considera Arbasino ancora troppo ottimista e si spinge a dire che oggi nemmeno i creatori giunti lucidi ai novant’anni, ad esempio Dino Risi, possono definirsi maestri. Che sono tutti, che siamo tutti, soliti stronzi. Parli per lui, Berselli. La fine della storia di Fukuyama, la fine della poesia di Adorno e la fine della maestria di Berselli sono tre modi diversi per dire la stessa cosa: dopo di noi il diluvio, o il deserto. Seppellita dalle smentite, la reputazione dei primi due personaggi citati non si è mai più ripresa. Non vorrei che succedesse qualcosa di simile anche a Berselli, che scrive benissimo e che resta pur sempre uno di quei bravi ragazzi di Modena (i corregionali vanno trattati con riguardo, se cade Modena scricchiola Parma, temo). [...] Va benissimo anche il sottotitolo: ”Un libro per ridere su una cultura da piangere”. Purché sia chiaro che si sta parlando della cultura promossa dai giornali dove scrive l’autore, per la precisione Espresso e Repubblica. [...]» (Camillo Langone, ”Il Foglio” 1/11/2006).