14 aprile 2002
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Colucci Michele
• . Nato nel 1937, morto il 18 marzo 2002. Slavista. «Era uno dei più anziani tra i ”giovani”, vale a dire di quella generazione di slavisti che si sono formati alla scuola dei Picchio, dei Ripellino, a loro volta allievi dei ”pionieri” (Lo Gatto, Maver). E dal 1978 ha ricoperto la cattedra di Letteratura russa all’Università di Roma La Sapienza che prima di lui era stata, appunto, di Lo Gatto e di Ripellino. Nel suo percorso scientifico ha coniugato insieme gli interessi per la letteratura moderna e contemporanea (esordì con un contributo sul futurismo italiano in Russia) e quelli per la letteratura russa antica (il lavoro che lo portò alla cattedra, nel 1977, in collaborazione con Angelo Danti scomparso prematuramente, era dedicato all´edizione critica degli scritti di Daniil Zatocnik, inizio del XIII secolo). La sua opera più recente (1999) è stata la raffinata edizione italiana delle Liriche di Evgenij Baratynskij, un poeta dell´epoca puskiniana; qualche anno prima (1992, sempre per la collezione di poesia Einaudi) aveva curato la raccolta più ampia che sia apparsa in Italia d´una grande poetessa del Novecento come Anna Achmatova. In queste traduzioni Colucci ha messo a frutto le sue doti letterarie, che si sono manifestate nelle loro più specifiche potenzialità nella raccolta di poesie stese in un arco d’un ventennio. E’ stato il fondatore e direttore della rivista Russica Romana, coraggiosamente nata in un momento (1994) in cui l’attenzione per la cultura russa conosceva in Italia una fase di stasi, se non di regresso. Ma il suo nome resterà legato soprattutto alla progettazione e alla cura (assieme al suo maestro, Riccardo Picchio) della Storia della civiltà letteraria russa, (Utet 1997) che, col concorso d’una nutrita schiera di studiosi italiani e stranieri, ha rinnovato la storiografia letteraria russa, e non solo in Italia dove dominava ancora il glorioso (ma obsoleto) Lo Gatto. Per quella Storia Colucci ha steso anche numerosi capitoli, alcuni dei quali (sulla poesia d´epoca puskiniana, su Lermontov, su Gogol, su Cechov) hanno un notevole rilievo saggistico e l’autorevolezza d’una sistemazione storiografica destinata a durare nel tempo» (Cesare De Michelis, ”la Repubblica” 19/3/2002).