Varie, 14 aprile 2002
FARA Gian Maria Tempio Pausania (Sassari) 29 settembre 1951. Sociologo, fondatore d’Eurispes • «Lui è quello di ”siamo tutti tartarini di Tarascona”
FARA Gian Maria Tempio Pausania (Sassari) 29 settembre 1951. Sociologo, fondatore d’Eurispes • «Lui è quello di ”siamo tutti tartarini di Tarascona”. Un modo colto di essere tagliente; di dare del visionario ad un Paese sempre troppo o troppo poco qualcosa. Rapporto Italia 2002. Ora non è certo il caso chiederglielo, ma magari - chissà - anche questa idea gli era venuta lì, nella villetta a pochi chilometri da Roma dove vive blindato da un ordine della magistratura e nella quale, ogni anno nel mese di luglio, convoca gli amici per brindare al lavoro fatto e a quello da fare. Una tradizione. Che per lui ha un significato speciale: i porcetti spediti dai cugini in Sardegna, il vino fatto da lui, i prodotti del suo orticello, il giardino dove ha trapiantato un lillipuziano pezzo della sua terra sotto forma di ulivi, mirto, lentisco. Clemente Mastella che si sbriga a dire che è e resterà suo amico - anzi le parole esatte sono: da adesso lo sarò ancora di più - quando ha saputo degli arresti domiciliari è rimasto di sale: ”Gian Maria ha un carattere molto forte, ma proprio quelli con i caratteri più forti, più facilmente si deprimono”. Di lui dicono che abbia tre figli: Andrea di 26 anni, laureato in storia medioevale; Susanna di 25, laureanda in Sociologia; e un terzogenito di nome Eurispes concepito nel 1982 insieme alla moglie Assunta Montante, altrimenti detta Susy, 51 anni, siciliana, sociologa anche lei e anche lei toccata (ma ben più marginalmente) dall’inchiesta. E’ una battuta, ok, quella dei tre figli. Ma circola nell’ambiente e dà l’idea del personaggio Fara. Uno che ben raramente se ne va da qualche parte in vacanza, sia estate o inverno; uno che non ha la patente e che arriva in ufficio al mattino, pieno centro della capitale, sull’utilitaria della moglie e torna a casa semmai con l’auto dell’Istituto e relativo autista; uno - dice Luciano Berarducci che è sì segretario generale dell´Eurispes ma ”soprattutto suo caro, carissimo amico” – ”straordinariamente orgoglioso, capace di farsi spezzare in due, schivo ma molto deciso, aggressivo, determinato”. Un uomo dal passato socialdemocratico e oggi con moltissimi amici di sinistra, di centro, di destra. Perché - sostiene Mastella – ”come molti studiosi non guarda in faccia nessuno e non fa scelte di campo”. Che potrebbe essere però anche un modo elegante per definirlo un abile navigatore. Del resto basta dare uno sguardo ai nomi del consiglio direttivo dell’Eurispes: da Gianni Alemanno a Gavino Angius, a Irene Pivetti, a Vincenzo Scotti, a Renzo Foa. Alcuni dei quali, in ordine sparso, graditi commensali alla consueta cena di mezza estate. Docente di Scienza dell’opinione pubblica alla Sapienza di Roma, consultore dal Pontificio consiglio per le comunicazioni sociali del Vaticano, insegnante presso la scuola ufficiali dei carabinieri di Roma (giusto per pescare tre voci dal suo fitto curriculum), viene definito dai suoi detrattori come il De Rita dei poveri. Un modo acido di stigmatizzare la diversità tra i due sociologi. Che pure ci sono, però, e profonde. Qualche tempo fa in un’intervista che contrapponeva l’analisi sul Belpaese di Giuseppe De Rita alla sua, Fara rispondeva: ”La nostra è un´analisi meno istituzionale di altre. Noi non ci preoccupiamo di accontentare o scontentare nessuno, non cerchiamo consenso. Siamo tradizionalmente più liberi non dovendo compiacere nessuno”. Maniera esplicita, e forse un tantino arrogante, di chiamarsi fuori da qualsiasi gioco di ruolo» (Maria Stella Conte, ”la Repubblica” 19/3/2002).