Varie, 14 aprile 2002
Biografia di Edoardo Raspelli
RASPELLI Edoardo Milano 19 giugno 1949. considerato il «critico gastronomico più severo d’Italia». Ha cominciato da ragazzo scrivendo sul ”Corriere d’Informazione”, nel 1973 è diventato giornalista. Specializzatosi in gastronomia e difesa dei consumatori, ha partecipato a varie trasmissioni tv (La buona tavola, Star bene a tavola, Piacere RaiUno). Per i suoi vent’anni di critica gastronomica l’Enoteca regionale del Barolo gli ha dedicato il Barolo dell’annata 1991. Le sue critiche su ristoranti e alberghi compaiono sul quotidiano ”La Stampa”, su ”Specchio”. stato curatore e supervisore della Guida dei ristoranti d’Italia dell’Espresso. «Io sono un cronista della gastronomia. Non mi interessa mangiare benissimo o vivere nel lusso. Mi interessa andare nei posti famosi di moda e raccontare come sono e questo vale sia per i ristoranti sia per gli alberghi [...] Entrai in cronaca, al ”Corriere d’Informazione”, nel 1971 e mi sono fatto tutti gli anni di piombo. Fui il primo giornalista ad arrivare dove uccisero il commissario Calabresi il 17 maggio 1972. I miei compagni di redazione erano allora Walter Tobagi, Ferruccio De Bortoli, Vittorio Feltri, Gian Antonio Stella, Massimo Donelli. Cesare Lanza era il nostro direttore di allora e fu lui a farmi fare la pagina dei ristoranti [...] Mi piace moltissimo il cibo e non è solo gratificazione del palato, per me è come sesso, appagamento sessuale. Da piccolo mi chiamavano Mauthausen tanto ero magro e poi nel 1975 cominciai ad essere pagato per mangiare e sono diventato grasso, quasi obeso» (Alain Elkann, ”La Stampa” 14/6/1998). «[...] il critico deve essere autorevole, disinteressato, Ho fatto dieci anni di cronaca al ”Corriere d’Informazione” [...] Angelo Rizzoli ricevette una letteraccia da un suo amico, il proprietario dell’Hotel di Milano, a Belgirate. Non fece assolutamente nulla. Anni dopo triturai il Patriarca di Viareggio su ”Gente Viaggi”. Il titolare telefonò ad Almirante, che telefonò a Edilio Rusconi, che telefonò al direttore di ”Gente Viaggi”, che telefonò a me e mi licenziò. [...] Mio padre è stato segretario nazionale degli ospedalieri, prima fascisti, poi Cisl. Era un grandissimo uomo, un cuore così. Però... Non sopportava odori, sapori, gusti. Io sono cresciuto senza aglio, prezzemolo, pomodoro, cipolle, rosmarino, carota. Allora scappavo sul lago di Garda dove mia zia aveva un albergo e finalmente mangiavo roba buona, [...] ero magrissimo. Gli amici mi chiamavano Mauthausen [...] Sette anni per finire il liceo. M’è venuto l’esaurimento nervoso. [...] Leggevo tanto [...] A 16 anni Gide, Peyrefitte, France, Wedekind. [...] Il primo articolo l’ho scritto sul ”Corriere della Sera”. Avevo 16 anni. Era sulle scuole estive di tennis. Mi pagarono 35 mila lire, mica male. Portavo notiziole, scrivevo articoletti. Rompevo le scatole a tutti. Nel 1971 mi assunsero al ”Corriere d’Informazione” [...] Nel 1978 arrivai alla Guida dell’’Espresso”. Il curatore era Federico Umberto D’Amato. Abbassai il voto alla Locanda dell’Angelo di Angelo Paracucchi, ad Amelia. Buttarono via la mia critica e alzarono il voto [...] Forse perché Paracucchi ed Amato erano entrambi della P2? [...] Il mio lavoro è sacro: mandai una letteraccia all’’Espresso” e venni licenziato. Quindici anni dopo mi richiamarono [...] La Guida era alla canna del gas, sbeffeggiata da tutti, inattendibile e ridicola. In cinque anni la portai al massimo di vendite, 100.000 copie, e di credibilità.[...] Cesare Lanza [...] Fu lui ad affidarmi la pagina dei ristoranti milanesi. I miei colleghi mi prendevano in giro, Non era giornalismo. La stessa presa in giro che tanti anni prima, nel ’56, subiva Luigi Veronelli quando scriveva le ricette sul ”Giorno” [...] Mi piace tanto essere riconosciuto per strada [...]» (Claudio Sabelli Fioretti, ”Sette” n. 20/2001).