varie, 14 aprile 2002
SERMONTI
SERMONTI Pietro Roma 25 ottobre 1971. Attore. «[...] Attore teatrale in spettacoli piccoli e grandi, approdato al successo con «Un medico in famiglia» dove non ha fatto rimpiangere Giulio Scarpati [...]» (’La Stampa” 25/1/2005). «Figlio di Vittorio Sermonti, celebre dantista, e di Samaritana Rattazzi, secondogenita di Susanna Agnelli, è un impegnato irrequieto bravo ragazzo che ha frequentato corsi di teatro su corsi di sceneggiatura, fatto la gavetta su illustri palcoscenici, e poco ci tiene a mettersi in vetrina. Si sentirebbe meglio dietro la macchina da presa piuttosto che il contrario. ”Ho sempre temuto che la popolarità potesse frastornarmi, distogliermi dai miei obiettivi”, dice tutto d’un fiato, in sintonia con il carattere di un uomo che ha sempre paura di sprecare tempo. La sua meta? ”Scrivere storie e poi dirigerle. Non è che una mattina mi sono svegliato e ho detto: voglio fare il regista. Sono anni che studio per questo e fino al 2 settembre 2001 ho frequentato i corsi del New York Film Academy, poi Osama Bin Laden mi ha rovinato... [...] Come attore... Non rinnego niente, anzi sono ubriaco di gioia per avercela fatta. Io, che prendevo il posto di Scarpati... Mi chiedevo: e se mi prendono a calci nel culo e mi rispediscono a casa? Invece è andata. E così, finalmente sono potuto entrare nella Nazionale Attori di calcio”. Non scherza affatto: per lui la vita è come una partita di pallone: ”In campo c’è tensione, contrazione di spazio e di tempo. E quell’assolutezza che ritrovo scrivendo”. Come interprete si considera un operaio della fiction della serialità e un attore ”a quattro zampe. Nel senso che la predisposizione c’è ma va coltivata”. Il successo del Medico secondo lui ”sta nel garbo con cui coinvolge il pubblico dai quattro anni in su”. Mentre quello del suo personaggio nasce da una contagiante voglia di vivere: ”Non è un angelo, una ’tinca’ come si dice in gergo, ma è ricco di energia”. E in questo gli assomiglia. ”Già e anche in un fattore poco nobile”. Ossia? ”L’immaturità. L’incapacità di mantenere una storia d’amore nel tempo. E siccome il consumismo che inquina i rapporti non mi piace, lo cancellerò. E se non lo farà Guido Zanin, poco importa...”» (Micaela Urbano, ”Il Messaggero” 4/5/2003).