Varie, 14 aprile 2002
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Sterling Bruce
• Brownsville (Stati Uniti) 14 aprile 1954. Scrittore • «Un cyber-maestro e scrittore di fantascienza fra i più sensibili al futuro che già ci circonda. [...]» (Giovanna Zucconi, ”L’Espresso” 7/11/2002) • Ha studiato giornalismo. La sua è una fantascienza politicamente impegnata e contaminata dalla tecnologia. Libri: Oceano, Isole nella rete, Fuoco sacro, Atmosfera mortale. L’antologia Mirrorshades: the cyberpunk anthology lo ha consacrato pioniere del genere (’liberal” 20/8/1998) • «Uno dei padri del cyberpunk, assieme a William Gibson [...] Più che il lavoro di un ”futurologo”, quello di Sterling è l´opera di un esploratore che si spinge nei territori della modernità per esplorarli e tracciare mappe, offrendo quindi una guida alle possibilità del domani che può ben servire ad orientarsi nel mondo di oggi» (Ernesto Assante, ”la Repubblica” 29/3/2004) • « lontano anni luce da quell’immagine dark che si visualizza istantaneamente in chiunque pronunci la parola ”punk”. Nessun chiodo di pelle iperborchiato, nessun accessorio strano di metallo, niente anelloni, piercing o capelli colorati dritti in testa. Il guru del movimento letterario cyberpunk, lo stesso che ne delineò il manifesto poetico-politico nell’antologia di racconti fantascientifici Mirrorshades, il texano che guidava un gruppo di giovani (allora) talenti che intendevano vivere ed esperire la tecnologia ”sottopelle”, oggi è un signore appena informale ed eccentrico. Ma l’ex ragazzaccio di Brownsville non ha rinunciato a muovere le idee e a proporre al mondo la sua personale visione della tecnologia, connessa con la politica. [...] ”Negli anni ’80, quando scrivevo per le riviste di fantascienza, mi sarebbe piaciuto davvero molto entrare in contatto con un certo mondo scientifico. L’idea che adesso ho un peso letterario sufficiente da potermi rivolgere a persone di questo tipo, mi diverte e al contempo mi interessa molto. Temo, però, che ciò significhi che dovrò comportarmi come un intellettuale rispettabile. Del resto, ormai preferisco essere un intellettuale rispettabile piuttosto che un orribile cyberpunk...[...] Ero un punk, uno scrittore punk bohémien. Ora sto uscendo da tutto questo [...] Il movimento punk in senso stretto non diverrà mai un movimento di massa. [...] La vera vittoria non è il fatto che io abbia detto qualcosa che ha avuto effetto, ma è che adesso siamo tutti cyber. Io sono un cyberpunk, ma c’è un cyberesercito, una cyberaccademia, un cybergoverno, una cyberstampa... [...] Passo molto tempo con i giovani scrittori e gli dico sempre di non definire se stessi cyberpunk, perché è fuori moda. Molto meglio che si definiscano Over Clocker [...]» (Francesca Tarissi, ”L’Espresso” 18/3/2004).