Demetrio Vittorini, La Stampa 09/03/2002, 9 marzo 2002
Ginetta Varisco, alta, occhi e capelli chiari, falsa magra, fascinosa, grande conversatrice, cominciò a studiare dalle Orsoline ma interruppe presto perché "non aveva pazienza e non sopportava la disciplina"
Ginetta Varisco, alta, occhi e capelli chiari, falsa magra, fascinosa, grande conversatrice, cominciò a studiare dalle Orsoline ma interruppe presto perché "non aveva pazienza e non sopportava la disciplina". Da adolescente nuotava, vogava e giocava a bocce. A vent’anni prese una cotta per Cesare Vico Ludovici, aspirante scrittore e drammaturgo, educato all’Accademia navale di Livorno. "S’innamorò della combinazione di sportivo, cadetto di marina, linguista, scrittore e gentiluomo e non ebbe pace finché non riuscì a sposarlo. Poi restò delusa. Cesare Vico soffriva d’insonnia, s’alzava tardi, girava per casa in veste da camera. ”Ma che fa? Non lavora?” chiedevano i familiari Varisco allarmati. ”Sta scrivendo un libro e lavora di notte”, lo scusava Ginetta. Al che, ogni volta che qualcuno della famiglia incontrava Ginetta o Ludovici in persona chiedeva notizie del libro e del suo progredire: ”E alura, el liber?”". Alla fine Ginetta divorziò e cominciò una relazione con Giansino Ferrata, allora condirettore di ”Solaria”. Attraverso di lui conobbe Elio Vittorini, che da poco aveva cominciato a collaborare con la rivista fiorentina. "Fu il grande amore per entrambi. Amore proibito, non consumato, fatto di sguardi e parole a distanza e perciò mitizzato". La moglie di Vittorini, Rosina, ribattezzata Delfina in omaggio a Proust, "diventò un grosso peso per Elio, un grosso ostacolo per Ginetta. Per un po’ Elio lasciò Firenze (dove s’era trasferito con la famiglia) e andò a vivere a Milano in un’orrenda camera ammobiliata. Voleva punirsi o purificarsi. Delfina andò a trovarlo, passò alcuni giorni con lui e quando tornò a Firenze scoprì d’essere incinta per la seconda volta. Elio si sentì molto stupido. Delfina tentò invano di abortire con metodi caserecci quanto innocui. Ginetta, che era stata sul punto di cedere all’amore per Elio, s’infuriò e per negarsi Vittorini sposò Ferrata". Nel 1943, con l’occupazione nazista, Ferrata si rifugiò in Svizzera. "Fu allora che Elio e Ginetta consumarono il loro amore di lunga attesa e fino alla morte di Elio non si separarono più".