L. Michelozzi, Salute di Sorrisi e canzoni, n.36 aprile 2002 pagg.64-65, 18 aprile 2002
Musicoterapia. Do, re, mi, fa... bene. Mozart, Beethoven, magari Debussy. O Beatles, Pink Floyd e Genesis
Musicoterapia. Do, re, mi, fa... bene. Mozart, Beethoven, magari Debussy. O Beatles, Pink Floyd e Genesis. Oppure ancora Madonna, Michael Jackson e Robbie Williams. Ognuno di noi ascolta i suoi artisti preferiti per le ragioni più varie: distrarsi, concentrarsi, rilassarsi... Ebbene: inconsciamente, tutte le volte che facciamo partire un Cd, ci sottoponiamo a una seduta di musicoterapia. Già, perché i suoni rappresentano una delle più importanti terapie alternative per ritrovare il benessere e la salute. «In tutte le culture la musica è sempre stata utilizzata per la ricerca della propria identità e dell’energia vitale pura», spiega Jerry de Sario, musicoterapeuta a Milano. «Un mezzo per purificarsi dalle tossine psicofisiche accumulate». Impara a sentire le emozioni.Tutto ruota attorno al musicoterapeuta, uno specialista capace di guidare il «paziente» alla comprensione delle emozioni che vive ascoltando una canzone. «Ci sono due tecniche. La prima privilegia l’ascolto di suoni, voci, l’utilizzo di tecniche respiratorie per rilassarsi, percepire le vibrazioni del corpo e prendere contatto con le emozioni. La seconda prevede la partecipazione in prima persona all’accompagnamento delle musiche con strumenti e percussioni, per migliorare l’espressività, la socializzazione, l’attenzione e la concentrazione». Cosa provi ascoltando un hit. Di fronte alla musica ognuno reagisce in modo diverso, secondo le proprie esperienze di vita: il cuore batte più o meno veloce, il respiro si fa più o meno profondo, la pressione si alza o si abbassa. Fermo restando che i suoni bassi, forti e ripetuti (per esempio quelli del rock) hanno un effetto eccitante, mentre quelli caratterizzati dall’assenza di toni alti e acuti hanno un potere rilassante.