T. Sabelli, Salute di Sorrisi e canzoni, n.36 aprile 2002 pag.67, 18 aprile 2002
Paghetta. Figlio mio, quanto mi costi. Può essere per «Il signore degli anelli» o per l’ultima edizione di un videogioco, per un Cd di Britney Spears o per vedere Aldo, Giovanni e Giacomo in videocassetta
Paghetta. Figlio mio, quanto mi costi. Può essere per «Il signore degli anelli» o per l’ultima edizione di un videogioco, per un Cd di Britney Spears o per vedere Aldo, Giovanni e Giacomo in videocassetta. Il fatto è che i nostri figli spendono (e pretendono) sempre più soldi. Eppure, nell’era dei baby-spendaccioni il mito della paghetta sembra vacillare. Secondo l’Osservatorio sui diritti dei minori, solo il 19% dei genitori italiani la elargisce ancora, contro un 81% che apre il portafoglio di volta in volta quando i figli glielo chiedono. «Dare una certa somma ogni settimana», dice Maria Pia Dematheis, psicologa dell’Osservatorio sui diritti dei minori, «abitua bambini e adolescenti ad amministrare il denaro». Non esiste un’età ideale per cominciare, ma si può farla coincidere con il momento in cui il bimbo sviluppa il concetto di quantità e prende dimestichezza con i numeri. « fondamentale però che i soldi vengano sempre guadagnati, magari con un lavoretto o comunque con uno sforzo che giustifichi quel compenso. E poi, mai utilizzare la paghetta come metodo punitivo, perché si trasformerebbe in una forma di ricatto». Come fargli capire che non è bene spendere tutto e subito in cose superflue? «Dobbiamo sempre ricordarci che quello che è superfluo per gli adulti può non esserlo per i bambini. L’importante è che loro sappiano di poter contare sempre sui propri genitori, non per esaudire ogni loro desiderio, ma come ”garanti” di sicurezza».