La Macchina del Tempo Maggio 2002, 19 aprile 2002
Un manoscritto poteva fruttare anche 12 cammelli Nelle città carovaniere del Sahara vi è un grande patrimonio culturale da salvare
Un manoscritto poteva fruttare anche 12 cammelli Nelle città carovaniere del Sahara vi è un grande patrimonio culturale da salvare. Si tratta dei cosiddetti ”manoscritti del deserto”, di cui l’Unesco ha avviato il recupero e il restauro. Di questo straordinario patrimonio è ora possibile prendere conoscenza anche in Italia, grazie a una bella mostra fotografica e documentaria allestita dal Museo dei Popoli e delle Culture di Milano. La storia di questi manoscritti costituisce una parte significativa della complessa vicenda degli scambi culturali transmediterranei e transahariani. A partire dall’XI secolo, in Marocco, Mauritania e Mali si sono accumulati migliaia di preziosi testi. In un primo tempo si trattava di documenti portati dai mercanti arabi provenienti dalle ricche e colte città dell’Egitto e della Spagna (allora sotto dominio arabo). Questi manoscritti (di teologia, medicina, matematica, astronomia e letteratura) venivano scambiati con oro e cammelli nelle città carovaniere del Sahara. Alcune di queste città (Timbuctu in Mali, Chinguetti, Oualata, Tichit in Mauritania) divennero, grazie anche ai testi in questione, degli importanti centri culturali, con scuole coraniche e biblioteche. Lì si formarono studiosi apprezzati in tutto il mondo arabo e si sviluppò poi anche una fiorente produzione autoctona di scritti di elevata qualità formale, in parte per uso locale e in parte destinati alle grandi città e alle università del mondo arabo. Un manoscritto poteva fruttare a un buon copista anche dodici cammelli. Per le famiglie più ricche dei regni del Sahara era in realtà un simbolo di status possedere dei manoscritti preziosi, da accumulare nelle abitazioni o portare nei lunghi viaggi carovanieri, insieme a maestri e guide spirituali. Il Sahara, con le sue scuole, stabili e viaggianti, divenne così una mahedra, ossia una grande «università della sabbia». Si calcola che in cittadine e villaggi, tra biblioteche pubbliche e raccolte private, sopravvivano ancora oltre 100mila documenti, fra cui copie uniche di testi anche di grande rilevanza culturale.