La Macchina del Tempo maggio 2002, 19 aprile 2002
La Cina vuole la sua fetta di spazio e manda tra le stelle i Taikonauti Anche la Cina vuole il suo posto nello spazio
La Cina vuole la sua fetta di spazio e manda tra le stelle i Taikonauti Anche la Cina vuole il suo posto nello spazio. Lo scorso primo aprile è atterrata nella provincia cinese della Mongolia Interna la navetta senza equipaggio Shenzhou 3 (’vascello divino”), dopo sette giorni e 108 orbite attorno alla Terra. A bordo c’era un manichino pieno di sensori, con lo scopo di verificare se la navicella può trasportare esseri umani. Gli astronauti cinesi si chiameranno Taikonauti (dal termine cinese Taikong, cosmo). Pechino vuole distinguersi nella denominazione dei propri equipaggi spaziali come già fece l’Unione Sovietica, usando il termine cosmonauti opposto a quello americano di astronauti. Sinora i primi Taikonauti sono stati quattro cavie (una scimmia, un cane, un coniglio e una lumaca), partite con la missione Shenzou 2 nel gennaio 2001. La Cina vuole lanciare entro quest’anno la quarta navetta senza equipaggio della serie Shenzhou (la prima risale al 1999) e poi, alla fine dei test, mandare in orbita, l’anno prossimo, il primo uomo.