La Macchina del Tempo maggio 2002, 19 aprile 2002
L’ossessione per i pallini ha mandato questa pittrice in manicomio Gli psicologi definiscono l’ossessione come «un tentativo di gratificarsi in cui il soggetto non raggiunge mai l’obiettivo»
L’ossessione per i pallini ha mandato questa pittrice in manicomio Gli psicologi definiscono l’ossessione come «un tentativo di gratificarsi in cui il soggetto non raggiunge mai l’obiettivo». Va bene anche per l’arte: chi scrive o dipinge tenta disperatamente di raggiungere una soddisfazione che, nella maggior parte dei casi, gli sfugge. La faccenda è particolarmente chiara con Yayoi Kusama, 73 anni, pittrice giapponese. Fa pallini da quasi mezzo secolo e non trova pace. A New York raccontano ancora delle sue stanze ornate con migliaia di punti fluorescenti e lampadine. Chi andava a trovarla veniva dipinto a pois o talvolta (specie i cani) a strisce. A questa mania se ne accompagnavano altre: abiti strani, performance in piazza completamente nuda, orge. La vera ossessione dietro tutto questo sarebbe stato il Giappone, con le sue rigidità, con la sua implacabilità. Kusama ci tornò nel ’74 e finì in manicomio. Non smise di dipingere e la foto qui sopra è stata scattata adesso nella Kunsthalle di Vienna, dove si tiene, fino al 28 aprile, una sua personale.