di Marxiano Melotti - Macchina del tempo anno 3 n.5 maggio 2002, 5 maggio 2002
Il mito di Cleopatra mostra bene come nel mondo antico la donna libera e, soprattutto, di potere venisse demonizzata
Il mito di Cleopatra mostra bene come nel mondo antico la donna libera e, soprattutto, di potere venisse demonizzata. La mitologia classica ricorda molte di queste donne: Elena, che scatena col suo adulterio la guerra di Troia, Clitennestra, che tradisce e quindi trucida il marito, o Circe, inquietante maga divoratrice di uomini. Vi è però almeno un altro personaggio storico in grado di competere con Cleopatra, se non addirittura di superarla: Teodora, imperatrice di Bisanzio. La sua fu una carriera folgorante. Orfana di un allevatore di orsi, sin da bambina frequentava bordelli, dove si dilettava in rapporti anali con schiavi e pervertiti. Raggiunta la pubertà, poté finalmente dedicarsi alla duplice attività di attrice e prostituta. ”Era così priva di pudore - racconta con malcelata morbosità lo storico Procopio - che nessuno la vide mai vergognarsi”. Le sue energie sessuali erano inesauribili. ”Partecipava a banchetti con più di dieci giovani nel pieno delle loro forze e dissoluti di professione e, dopo aver giaciuto per l’intera notte con tutti i commensali e averli sfiniti, passava ai loro servi, che potevano essere una trentina, e aveva un rapporto con ciascuno di loro e - prosegue Procopio - neppure così saziava la sua lussuria”. Con un’immagine divenuta celebre, lo storico la ricorda imprecare contro il destino, perché ”sebbene ella agisse già su tre aperture del suo corpo, la natura non le aveva reso i capezzoli più larghi per escogitare un nuovo genere di rapporto”. Ovviamente, dove c’è sesso c’è anche magia ed infatti viene rappresentata, proprio come Elena e Circe, esperta di inquietanti sostanze con cui si assicurava gli aborti. Giustiniano, erede al trono di Bisanzio, restò irretito dalle sue arti e, a quanto sembra, pur di sposarla, abrogò una legge che impediva il matrimonio con le etere.