Martino Sacchi - Macchina del Tempo Anno 3 n.5 Maggio 2002, 20 aprile 2002
Talete riusciva a prevedere le eclissi. I primi filosofi, invece, costruirono tra il VI e il V secolo a
Talete riusciva a prevedere le eclissi. I primi filosofi, invece, costruirono tra il VI e il V secolo a.C. le prime interpretazioni scientifiche del cielo: Talete (VI secolo a.C.) per esempio riusciva a prevedere le eclissi, mentre Empedocle (V secolo) spiegò le eclissi col passaggio della Luna davanti al Sole. Agli inizi del IV secolo si era formata un’immagine abbastanza precisa del cosmo: la Terra, sferica, era immobile al centro, mentre le stelle le venivano trascinate attorno da un’immensa sfera che compiva un giro completo al giorno ruotando attorno ai poli, dando così l’impressione che gli astri sorgessero e tramontassero. Sullo sfondo delle stelle si muovevano il Sole, la Luna e gli altri pianeti (Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno). Ma qui cominciavano i problemi. Prima dell’invenzione del telescopio, fare astronomia poteva significare solo studiare le posizioni degli astri e i loro spostamenti. A occhio nudo, infatti, è impossibile distinguere un pianeta da una stella: appaiono entrambi come un puntino luminoso. L’unica differenza osservabile a occhio nudo è che, rispetto alle stelle, i pianeti si spostano (’pianeta” deriva da un verbo greco che significa ”vagabondare”). Gli ”astri erranti” (cioè i pianeti), però, hanno un moto molto irregolare: non solo nel corso dei mesi sembrano rallentare o accelerare rispetto allo sfondo delle stelle fisse, ma in certi periodi sembrano addirittura fermarsi e tornare indietro (oggi questo fenomeno è detto ”moto retrogrado”). Cercare di dare una spiegazione a questi fenomeni fu il compito principale, anche se non l’unico, che si assunsero gli astronomi greci. Essi, rispetto ai colleghi egiziani e babilonesi, che in quel periodo avevano raggiunto notevoli risultati, avevano un formidabile vantaggio: potevano disporre degli strumenti di calcolo forniti dalla geometria scientifica, nata proprio in quei decenni. Secondo la tradizione, sarebbe stato Platone a porre per la prima volta in termini chiari ed espliciti il problema di come spiegare i moti dei pianeti usando solo moti circolari e uniformi. La soluzione di questo enigma condizionò tutta la storia dell’astronomia fino a Keplero (inizi XVII secolo), il primo che introdusse le ellissi per descrivere le orbite dei pianeti. Le ragioni di questa scelta erano in parte filosofiche e in parte religiose: il cerchio è simbolo della perfezione e il moto circolare uniforme è quello che si avvicina di più all’immobilità divina. Nell’antichità la prima teoria astronomica completa e coerente con questi princìpi fu formulata dal matematico Eudosso di Cnido, che studiava presso l’Accademia di Platone.