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 2002  aprile 20 Sabato calendario

Uno dei pregiudizi più duri a morire è l’idea che nell’antichità e nel medioevo fossero tutti convinti che la Terra è un disco piatto

Uno dei pregiudizi più duri a morire è l’idea che nell’antichità e nel medioevo fossero tutti convinti che la Terra è un disco piatto. Anche se questo può essere vero a livello popolare, gli scienziati e gli intellettuali sapevano benissimo che la Terra è una sfera. Quest’idea aveva anche origini mistiche (la sfera era considerata la forma perfetta perché uguale in tutte le sue parti) ma ricevette una conferma empirica dalle osservazioni effettuate durante le eclissi di Luna: quando si comprese che questo astro scompare perché la Terra si interpone davanti al Sole non solo si dimostrò che la Luna non brilla di luce propria, ma si comprese anche, dalla forma dell’ombra, che la Terra non è né un disco né un cilindro ma, appunto, una sfera. Non solo: già dai tempi di Aristarco si sapeva che le dimensioni della Terra sono trascurabili rispetto a quelle del cosmo. Da questo punto di vista i disegni che accompagnano i libri di testo scolastici non rendono ragione delle scoperte degli antichi greci. Per questo astronomo infatti il Sole distava dalla Terra circa 760 diametri terrestri. Poiché si pensava che il Sole, per ragioni mistiche, dovesse occupare la posizione centrale nella sequenza dei pianeti, la sfera delle stelle fisse, che rappresentava il limite dell’universo, doveva essere molto più in là. Se rappresentiamo la Terra con una monetina da un centesimo di euro, la sfera delle stelle fisse doveva trovarsi ad almeno 1,3 metri di distanza (circa 3 volte la larghezza di questa rivista aperta). Poeti e scrittori usarono spesso questo argomento per commentare la vanità delle ambizioni umane. Dante per esempio nel Paradiso scrive: «Col viso ritornai per tutte quanto/ le sette spere, e vidi questo globo/ tal, ch’io sorrisi del suo vil sembiante/ ... chi ad altro pensa/ chiamar si puote veramente probo» (Par. XXII, vv. 133-138).