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 2002  aprile 20 Sabato calendario

«Nessuno di noi può vivere per sempre. Anche se non invecchiassimo, i numerosi pericoli di cui la vita è costellata - incidenti fra le mura domestiche e sulle strade, malattie contagiose, crimini violenti - finirebbero comunque per troncare la nostra esistenza

«Nessuno di noi può vivere per sempre. Anche se non invecchiassimo, i numerosi pericoli di cui la vita è costellata - incidenti fra le mura domestiche e sulle strade, malattie contagiose, crimini violenti - finirebbero comunque per troncare la nostra esistenza. Gli anni più sicuri per gli esseri umani sono grosso modo quelli della pubertà; nella fascia di età compresa fra i 10 e i 15 anni il rischio di morte tocca infatti il livello più basso: in Nord America e in Europa muore ogni anno 1 adolescente su 2.000 - un’incidenza percentuale pari allo 0,05 per cento. Subito dopo la pubertà, ossia non appena cominciamo a sperimentare il lento declino fisiologico che chiamiamo invecchiamento, nelle popolazioni di tutto il mondo e indipendentemente dal rischio di morte degli adolescenti, il tasso di mortalità comincia a salire con regolarità. All’età di cent’anni la nostra capacità di affrontare le malattie e le aggressioni dell’ambiente è talmente diminuita - e il nostro organismo si è a tal punto logorato - che il rischio di morire tocca il 50 per cento all’anno. Consideriamo per un attimo un mondo immaginario nel quale non esista il fenomeno dell’invecchiamento, nel quale cioè gli individui abbiano per tutta la vita un rischio di morte costante, attestato sul tasso dello 0,05 per cento annuo, tipico dell’adolescenza. In un mondo siffatto, le nostre probabilità di raggiungere un’età molto avanzata sarebbero immensamente maggiori. Anzi, potenzialmente saremmo quasi immortali. ”Quasi” perché quel lancio di dadi effettuato ogni anno con la probabilità di 1 su 2.000 comporterebbe comunque una graduale perdita di individui. In ogni caso, se non fosse per l’invecchiamento, il 95 per cento della popolazione festeggerebbe il centesimo compleanno e il 50 per cento raggiungerebbe l’età, apparentemente sbalorditiva, di 1.200 anni» (Robert E. Ricklefs – Caleb E. Finch, L’invecchiamento, Zanichelli).