Daria Egidi, 23 aprile 2002
A pochi chilometri da Pompei, nella località Longola di Poggiomarino, sono stati riportati alla luce i resti di un porto fluviale sul Sarno del II millennio avanti Cristo
A pochi chilometri da Pompei, nella località Longola di Poggiomarino, sono stati riportati alla luce i resti di un porto fluviale sul Sarno del II millennio avanti Cristo. L’abitato, che gli archeologi hanno definito come «la Venezia di 3500 anni fa», è costituito da palafitte, isolotti e canali artificiali. I primi scavi hanno confermato l’importanza del centro che si estendeva per almeno sette ettari. Dal fondale degli antichi canali sono stati recuperati numerosi oggetti: piccoli ornamenti in bronzo, ambra, osso e corno, oggetti artigianali in legno, scalpelli, punteruoli e una rara canoa monossile (ricavata da un unico pezzo di legno). Renato Peroni, docente di Protostoria Europea all’Università "La Sapienza" di Roma: «E’ la prima volte che troviamo un insediamento con palafitte e sistemi di drenaggio e bonifica, finora trovati solamente in alta Italia, nella pianura padana». Gli archeologi, osservando gli isolotti, hanno costatato che le strutture subirono diverse opere di restauro e hanno perciò dedotto che la cittadina fu abitata per lungo tempo, almeno fino al 600 avanti Cristo, quando un’alluvione segnò la fine dell’insediamento. Peroni: «Tuttavia il ritrovamento di poche suppellettili non fa pensare ad una fuga improvvisa, ma piuttosto ad una lenta migrazione. Per me furono gli abitanti di Poggiomarino che, abbandonato il centro lungo il fiume, si trasferirono in una zona meno ostile dando vita alla città di Pompei, che vede la sua fondazione proprio nel periodo immediatamente successivo».