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 2002  aprile 26 Venerdì calendario

BODEI

BODEI Remo Cagliari 3 agosto 1938. Filosofo. Docente di storia della filosofia all’Università di Pisa, ha insegnato a lungo alla Scuola Normale superiore. Ha studiato e insegnato in diverse università europee e americane. Libri: Scomposizioni. Forme dell’individuo moderno; Ordo amoris; Le prix de la liberté; Geometria delle passioni; La filosofia del Novecento; Se la storia ha un senso; Il noi diviso. Ethos e idee dell’Italia repubblicana (’liberal” 14/5/1998). «Uno sguardo filosofico, quello di Remo Bodei, che si è rivolto verso quei fenomeni in cui la razionalità non sembra godere di diritto di cittadinanza: le passioni, gli affetti, il delirio. Da Geometrie delle passioni (Feltrinelli), a Logiche del delirio (Laterza) sino a Destini personali (Feltrinelli), Bodei ha analizzato la tradizione filosofica occidentale mostrando come le passioni, a lungo condannate come fattori di turbamento della razionalità, siano in realtà strumenti del dominio politico e sociale. Dalla fine del Seicento al Novecento, dalle monarchie assolutiste europee sino ai regimi totalitari ed oltre, Bodei ha spiegato l’opposizione tra ragione e passione come il risultato di un modello di razionalità forse più adatto alle scienze matematiche e fisiche che, davanti all’ordine fluttuante delle passioni come a quello della vita psichica, risulta difficile da sostenere. Nel fiorire dei progetti di potenziamento e di negazione dell’individualità Bodei intravede una soluzione: una razionalità cioè ”ospitale” che non rinuncia ad una ”doppia logica” che intreccia l’elemento razionale con quello sensibile, mostrandone i punti di congiunzione e di reciproca differenziazione. In questo senso, la logica delle passioni ha una sua intrinseca conoscibilità, come anche la logica della conoscenza possiede un’affettività originaria. Le forme devianti della razionalità, come quelle della sensibilità, evitano la formazione di una coesistenza armonica tra la logica e gli affetti, anche se non esclude l’esistenza di un rapporto di reciproca immanenza» (’il manifesto” 16/9/2005). «Plutarco racconta di una città immaginaria dove gli abitanti pronunciano parole che si congelano per il freddo e si scongelano con il caldo. Sicché ciò che la gente dice d’inverno verrà ascoltato solo con l’arrivo dell’estate. ”La filosofia somiglia a questa immagine”, spiega Remo Bodei, ”è un sapere a effetto ritardato”. […] ”Politica e filosofia rispondono a due logiche diverse. E questo fin dai tempi di Socrate e Platone. La politica ha a che fare con una realtà sempre impura, richiede l’arte del compromesso perché deve soddisfare interessi spesso divergenti fra loro, opera giorno per giorno, naviga a vista. La filosofia viceversa ha aspirazioni superiori al semplice essere la fotocopia degli eventi del proprio tempo […] Molti dimenticano che il celebre mito della caverna di Platone finisce con il filosofo che dopo aver scoperto la verità ritorna nella grotta per annunciarla ai vecchi compagni ancora prigionieri delle apparenze. Ma loro non vogliono ascoltare le sue parole e lo uccidono. Il rapporto tra filosofia e politica, ma anche filosofia e religione sin dalle origini non è stato idilliaco. Ai filosofi hanno fatto bere la cicuta, li hanno imprigionati, bruciati, derisi […] Non trovo nessuna differenza tra la filosofia occidentale e le varie forme di saggezza che riscontriamo in Oriente. Del resto è una questione della quale si discuteva già ai tempi di Diogene Laerzio. Momigliano con una espressione efficace parlò di ”saggezza straniera’. Anch’io penso che sia sbagliato considerarla come una specie di filosofia inferiore. Se noi diamo alla saggezza il carattere di filosofia viva, che è poi nell’insegnamento che essa sa e può trasmette, allora la differenza è irrilevante” […]» (Antonio Gnoli, ”la Repubblica” 5/3/2005).