Varie, 26 aprile 2002
Tags : Khalid Khannouchi
Khannouchi Khalid
• Meknes (Marocco) 22 dicembre 1971 • «Semisconosciuto al grande pubblico, non agli spettatori fedeli di quel fenomeno chiamato maratona, l’evento atletico che più di ogni altro ha avuto, negli ultimi quindici anni, una crescita di interesse, popolarità e benefici economici. Oggi chi arriva primo a New York, Chicago, Boston, Berlino o Londra, può considerarsi un atleta ricco. […] dotato di un fisico compatto (1,65 per 54 chili di peso forma), ha vissuto in una famiglia numerosa: sette fratelli, un padre allenatore di calcio, la vicinanza e l’esempio di campioni importanti cone Skah, Hissou e soprattutto Hicham El Guerrouj. Fallita la carriera di calciatore (papà fu bravo a consigliarlo di non insistere, vista la struttura fisica non proprio granitica), il giovanotto ha quindi cominciato a correre tra gli juniores, vincendo il titolo marocchino in tutte le gare del mezzofondo prolungato, cross compreso. Nel 1992 ha frequentato l’istituto nazionale di atletica di Rabat, nel ’93 ha disputato la sua prima grande gara internazionale, vincendo i 5000 all’Universiade di Buffalo. Di lì a poco arriva la decisione di trasferirsi a New York: “In Patria nessuno credeva in me - dirà più tardi - Nel momento in cui ho messo piede negli Usa, ho desiderato di diventare americano”. L’incontro più importante della sua vita avviene, naturalmente, per strada: durante un allenamento conosce Sandra Natal, originaria della Repubblica dominicana, ex maratoneta. Sandra diventa, in un colpo, moglie, allenatrice e manager. È grazie a lei che il nome di Khalid comincia a circolare nell’ambiente. È grazie alle vittorie che Khalid Khannouchi diventa un atleta ricco e stimato. Londra rappresenta l’acuto di una carriera sempre in prima linea: i tre successi di Chicago, con la miglior prestazione mondiale ottenuta il 24 ottobre 1999, non sono risultati venuti per caso. E nemmeno la strepitosa affermazione londinese e il nuovo primato, che hanno fruttato al marocco-americano 255 mila dollari di premi, quasi 290 mila euro. Due ore di corsa davvero ben spese» (Claudio Colombo, “Corriere della Sera” 15/4/2002).