26 aprile 2002
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Luzzara Domenico
• . Nato a Cremona il primo dicembre 1922, morto a Cremona il 29 aprile 2006. «[...] l’ultimo patriarca di un calcio che non esiste più, di uno sport cresciuto assieme all’Italia contadina che rapidamente si inurbava, che dalle corti, dalle strade bianche emigrava verso le fabbriche. Un calcio ruvido, ma con regole severe, che si andava ad annusare allo stadio, sotto l’indaco e dentro la nebbia dei cieli padani, quando la televisione era cosa di poche ore. Il lancio di Cabrini, Mondonico, Vialli, il crepuscolo di Guarneri, i tre anni di fila in Serie A con Simoni, il lampo di Wembley nella Coppa anglo-italiana. Per togliere la malinconia dell’addio ci vorrebbe l’acquaragia: ”La Cremonese ormai è parte di me, anche se tutto è incominciato per onorare la memoria di mio figlio. Pensi che all’inizio, quando andavo allo stadio con mio padre, gli chiedevo: ma chi è così pazzo da spendere 50 lire per 22 uomini che corrono dietro un pallone? Io sono nato in un’osteria, vicino c’era il mercato. Per vendere un cavallo o un bue bastava una stretta di mano, e se la bestia aveva un difetto avevi smesso di lavorare per sempre. Oggi per chiudere una trattativa ci vogliono tre avvocati. Era un mondo che mi ha insegnato la rettitudine, la modestia. Un mondo che amavo. Con Boniperti, Viola, Mantovani si era avversari in campo, ma fuori amici leali. Oggi invece conta solo il denaro e non è giusto. Se vuole glielo spiego con un episodio.Mi arriva voce che Mantovani vorrebbe Vialli per la Sampdoria, offre 2 miliardi. Ci accordiamo, con la promessa che Gianluca me lo avrebbe lasciato ancora un anno. Io però mi sento in debito con la Juve, quindi telefono a Boniperti. Gianpiero, dico, guarda che a te Vialli lo do anche per un miliardo e ottocento. No, grazie, mi risponde, i miei osservatori mi hanno detto che non è da Juve. Vialli, in quell’anno, letteralmente esplode. Mi richiama Boniperti, si lamenta che l’Avvocato gli dà il tormento perché vuole Gianluca. E mi offre due miliardi in più di Mantovani. Ammutolisco. Dopo dieci secondi di silenzio, Boniperti mi dice: scusa Domenico, fai conto che non ti abbia detto niente. Oggi ci sono i procuratori, sa. Meglio perderli che trovarli. Non che fra di loro manchino le brave persone, ma i giocatori li usano per fare il bello e il cattivo tempo [...] Ci sono gli ultrà che pretendono la serie A, i biglietti gratis. Ma è anche colpa nostra. Ugo Tognazzi veniva giù e per cinque giorni si festeggiava, cucinava lui per tutti, in trattoria. Perdere non piace a nessuno, ma se hai avuto delle soddisfazioni puoi anche festeggiare una sconfitta: non è forse questo, lo sport? [...] Durante la guerra le sale da ballo erano state chiuse e si organizzavano spettacoli al Podestà e al Cantadori, due teatri di Cremona, il sabato e la domenica. Spesso passava ”Pippo”, come chiamavamo il bombardiere degli alleati, e si doveva correre nei rifugi. Così misi su solo il primo tempo dello spettacolino: ma Pippo quel giorno non passò e io mi ritrovai senza secondo tempo: mi cacciarono dal palcoscenico con ignominia, non ero degno di essere un giovane fascista, dissero. Poi conobbi Ugo, che recitava ai ferrovieri. Era già un fuoriclasse, con lui cambiò la musica. Quando partì per Milano fui io a metterlo sul treno, a dargli i vestiti. La Cremonese gli è rimasta sempre nel cuore. Ricordi? Tanti. Quando Rampulla, il nostro portiere, segnò di testa all’Atalanta, e mi arrivarono messaggi anche dal Brasile e dal Venezuela. L’emozione più grande resta però la vittoria a Wembley con il Derby County, nella Coppa anglo-italiana. L’Inghilterra era l’università del calcio, Wembley un sogno. Dopo il gol di Tentoni mi misi a piangere come un bambino. Ho amato tutti i giocatori. E mi fa piacere quando vedo Novellino fare bene a Piacenza, Di Chiara al Novara, Vialli in Inghilterra. Mi illudo che ci sia un po’ di Cremonese nei loro successi. E gli allenatori. Rota, Angeleri, Mondonico, e ovviamente Simoni. Gigi ha vinto meno di quello che meritava. Pensi che Favalli mi aveva consigliato Lippi, e io chiesi informazioni a Mantovani che lo aveva avuto nella Samp. Ragazzo intelligente, mi disse, ma quando colpiva di testa si pettinava. Presi Simoni [...] Se tutti fossimo come Agnelli il mondo sarebbe più bello. Ma che senso ha che un calciatore guadagni 5, 6, 8 miliardi l’anno? Io ho comprato della terra quarant’anni fa, e ancora devo finire di pagare il mutuo. Ma non mi dia retta, sono vecchio. Dico cose assurde, lo so» (’La Stampa” 3/4/2002).