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 2002  aprile 26 Venerdì calendario

Matta Sebastian

• Santiago del Cile (Cile) 11 novembre 1911, Civitavecchia 23 novembre 2002 • «Architetto lo era stato in gioventù. In Europa incontra Alvar Aalto e sogna di lavorare con Le Corbusier, che però ne smorza gli entusiasmi impegnandolo come estemporaneo chauffeur. Per necessità (’In Europa non c’era lavoro per gli architetti”) e per vocazione, diventa pittore nel 1937 a Parigi dove guarda Picasso portare a termine Guernica e incontra Dalí che lo munisce di una lettera di presentazione firmata da García Lorca e indirizzata a Breton. L’ideologo del Surrealismo vede due disegni del nuovo arrivato: ”E’ un surrealista”, decreta. Quello che vide Breton e che vediamo, adesso, nelle sue opere, erano ”morfologie psicologiche”, figure emerse dal profondo della psiche, perché ”la pittura - spiega - è cosa mentale”. Il termine non è sinonimo di ”concettuale” (prende subito le distanze dal ready-made dadaista che esclude la manualità e che è ”la cicatrizzazione dell’attività poetica”), ma si riferisce al lavoro dell’inconscio che può ricondurci agli archetipi psicologici e culturali di ciascuno. Parafrasando Freud, si potrebbe dire che egli riscopre i totem abbattendo i tabù: evoca mondi metamorfici, spazi abitati da creature aliene che però sente come antenate, attraverso un’operazione di scavo dentro se stesso e le proprie origini. Risponde pienamente alla caratteristica che fa di un pittore un artista: non importa essere originali, ma originari, diceva Giorgio de Chirico. E, come il Pictor optimus restava greco anche mentre dipingeva le vedute di Central Park, così lui resta cileno anche nei suoi innumerevoli spostamenti (ha casa anche a Tarquinia, zona di un’altra civiltà arcana e primaria, quella etrusca) attraverso il secolo e il mondo intero (dalla Russia al Messico, dove scopre ”la potenza terrificante della terra” e l’universo da lui definito ”Caoscosmico”). Viaggiatore nello spazio e nel tempo [...] ha influenzato più generazioni, dagli espressionisti astratti a New York (città che raggiunge negli anni ’40), ai creatori di scenari da fantascienza (nè ha mai nascosto il suo interesse per il fumetto). Nomade perché ”pellegrino del dubbio”, per citare il titolo di una sua poesia, appartiene alla schiera di quelli che Jean-Hubert Martin, studioso di culture primarie, ha ribattezzato ”magicien de la terre”. Fra le sue magie, quella di aver saputo unire il mistero dei graffiti preistorici al graffitismo di Keith Haring, collegando così il buio delle caverne a quello delle notti metropolitane» (Franco Fanelli, ”Corriere della Sera” 8/4/2002).