Varie, 26 aprile 2002
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Raikkonen Kimi
• Espoo (Finlandia) 17 ottobre 1979. Pilota di Formula 1. Nel 2012 alla Lotus. Dal 2001 al 2009 ha disputato 156 GP con Sauber, McLaren, Ferrari. È stato campione del mondo 2007 con la rossa. Ha vinto 18 gare e centrato 16 pole. Dal 2010 pilota di Rally (Citroën) • «[...] È stato uno dei piloti più precoci. Velocissimo, ha debuttato, ventiduenne, con la Sauber, ha gareggiato per 5 stagioni con la McLaren e 3 per la Ferrari. Arrivato a Maranello nel 2007, ha vinto subito il titolo. Poi si è spento, con prestazioni a corrente alternata. Alla fine il Cavallino ha deciso di fare a meno di lui [...]» (Cristiano Chiavegato, “La Stampa” 19/11/2009) • «Gelido e inespressivo, di pochissime parole, ha raccolto il testimone di Mika Hakkinen. È maturato a tempo di record. Peter Sauber lo volle nel 2001, sebbene fosse un ragazzino e non avesse seguito la trafila classica europea per arrivare in Formula 1 (Formula 3 e Formula 3000). L’unica sua esperienza, campionato kart a parte, era in Formula Renault, circa 600 cavalli in meno rispetto a un bolide di F1. Di lui si è poi innamorato Ron Dennis, che per averlo alla McLaren ha sborsato circa 25 milioni di euro. Ha vinto soltanto una gara, ma se la sua monoposto è in forma è sempre tra i primi. Sbaglia pochissimo (nel 2002 a Magny-Cours, pressato dalla Ferrari di Schumacher, scivolò nel finale su una macchia d’olio e regalò gara e Mondiale al tedesco), sa quando è ora di spingere e quando di ragionare, mette regolarmente alle spalle il compagno di squadra David Coulthard» (“La Stampa” 26/8/2003) • «Spaventa gli avversari proprio come faceva Hakkinen. Diverso però è l’approccio, figlio forse di una vita poco agevole, una famiglia umile, i sacrifici di papà Matti, che ha passato la vita in strada a guidare asfaltatrici per farlo correre, le privazioni di mamma Paula, impiegata per l’azienda che in Finlandia eroga le pensioni, talmente generosa da dirottare un giorno tutti i propri risparmi su un kart nuovo per il figlio anziché sul bagno da ristrutturare, rimasto desolatamente nel cortile di casa. Ricorda tutto e non a caso come primo investimento, ora che guadagna due milioni e mezzo di euro l’anno, ha comprato una villa per i suoi. Con bagno faraonico, altro che sanitari fuori dalla porta. Ha restituito alla famiglia con gli interessi “perché quei 500 dollari per mangiare che mi diede mio padre quando decisi di andare a correre in Inghilterra pesavano moltissimo”. Erano niente, qualche settimana nei fast food, ma servirono per cominciare. E a lui basta dare l’occasione. Come in Formula 1. Le prime gare inglesi convinsero lo zio Jussi Rapala, lui sì ricco (è il più grande produttore di canne da pesca della Finlandia e a 45 anni corre ancora nei rally), a sponsorizzarlo, il successo del 2000 nella Formula Renault britannica lo ha proiettato nel mondo dei grandi, lui così piccolo d’esperienza con appena 24 corse alle spalle. Poteva finire triturato, mandando in malora la scommessa di Sauber, lo accettarono con una super licenza a tempo (4 gran premi) e per lui al debutto fu subito sesto posto, con un punto pesante per la scuderia svizzera. Giusto una chance e lui è lì. Anche in McLaren, primo squadrone, non vuole perdere tempo. In Australia giro più veloce in gara e podio. […] Primo anello del sogno: diventare il più giovane campione del mondo. Emerson Fittipaldi ci riuscì a 25 anni e 9 mesi, “posso farcela”. La vita ha imboccato la discesa. Si possono mollare i freni, ma non la concentrazione. Perché c’è una fortuna da costruire, dopo aver fatto quella degli altri. Sauber, che lo aveva bloccato per tre anni, per girarlo alla McLaren (anche qui impegno triennale) ha incassato 20 milioni di dollari più diversi Tir Mercedes per il trasporto del materiale ai gran premi. Ron Dennis ha smoccolato, ma ha pagato, “perché ho ingaggiato un fuoriclasse”. Lo pensa anche Michael Schumacher, che lo definì un campione sin dal suo primo giorno di test al Mugello nell’autunno del 2000. E certo, fra un bisbiglio e l’altro, si reputa tale anche lui. Magari se lo dice in camera. Da solo o con la sua compagna, l’avvenente Jenni Dahlman, Miss Scandinavia 1999. Con lei sì che sarà bello sussurrare. Se non lo fa, ci prende tutti in giro» (Stefano Zaino, “la Repubblica” 16/3/2002).