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 2002  aprile 26 Venerdì calendario

ROSSIGNOLO Gianmario

ROSSIGNOLO Gianmario Vignale Monferrato (Alessandria) 1 ottobre 1930. Manager. Imprenditore. Numero uno di De Tomaso • Laureato in Economia e Commercio all’Università di Torino, specializzazione in management alla Bocconi, nel 1957 entra alla Fiat come responsabile marketing della Divisione commerciale autoveicoli. Dal 1969 al 1972 è responsabile della pianificazione aziendale e del marketing centrale del gruppo e membro del comitato direttivo Fiat. Nel 1977 diventa amministratore delegato e direttore generale della Lancia. Nel 1979 lascia il gruppo Fiat e assume la presidenza di Riv-Skf, iniziando la collaborazione con Wallemberg, fino alla presidenza di varie società del gruppo svedese in Italia. Per i suoi meriti in campo economico, il re di Svezia gli ha conferito l’onoreficenza di Grande Ufficiale dell’Ordine Reale della Stella Polare. Nel 1991 è nominato Cavaliere del lavoro della Repubblica italiana. Dal 12 gennaio al 23 ottobre 1998 è stato presidente di Telecom Italia • «[…] è uomo di carattere. Carattere estroverso, talvolta ai limiti della ruvidità, che può causargli qualche problema. Un uomo con molta visione, ma che - sostiene un amico – ”è presbite: ha grandi intuizioni su quello che accadrà, ma fatica a vedere ciò che succede attorno”. uno scontro con Carlo De Benedetti - all’epoca transitante in Fiat - che spinge ad esempio Rossignolo a spostarsi nelle più appartate stanze di amministratore delegato della Lancia nel 1977 per poi uscire definitivamente dal gruppo anche a causa dei disaccordi con Cesare Romiti. Ed è un altro cozzo frontale che lo porta a rompere - poche settimane dopo il suo arrivo in Telecom - con Vito Gamberale, un altro manager non esattamente celebre per le sue virtù diplomatiche. Una frattura che molti giudicheranno fondamentale per minare la sua presidenza, durata meno di un anno, nella società di tlc. Il carattere di Rossignolo provoca anche qualche uscita celebre: quella che da un decennio si porta incollata addosso riguarda proprio l’esordio in Telecom, quando dichiarò a un giornalista del Financial Times che lui non sarebbe stato certo un presidente decorativo, ma un ”very powerful executive chairman”, un presidente esecutivo e perdipiù ”molto potente”. Autodefinizione, inutile dirlo, smentita dai fatti nel giro di pochi mesi. Ma se l’uomo è pronto a scontri feroci è anche tessitore di rapporti non banali. In Fiat, legato soprattutto a Umberto Agnelli, è ad esempio lui che organizza nel 1974 un incontro con il segretario generale della Cgil Luciano Lama. Ed è Rossignolo che proprio grazie al canale Lancia - la Saab esporta le vetture Lancia e Autobianchi in Svezia - diventa l’uomo di fiducia della famiglia Wallenberg, gli Agnelli locali. Per loro entra da presidente - sostituendo l’Avvocato - nella Riv Skf che fabbrica cuscinetti a sfera, a loro segnalerà nell’84 la Zanussi in crisi che viene rilevata per l’appunto dalla svedese Electrolux portando anche in questo caso Rossignolo al vertice. Anche con il mondo Fiat Rossignolo conserva dopo l’uscita rapporti buoni: intanto perché nell’attività da imprenditore che ha cominciato dal 1978 con Prima Industrie - robotica - e nella componentistica auto, è meglio che i capannoni di Mirafiori restino terra amica; ma anche perché dagli Agnelli è stimato, tanto è vero che è proprio l’azionista Ifil - esponente del ”nocciolino duro” post-privatizzazione - a proporlo come presidente di Telecom. Altre iniziative imprenditoriali vanno meno bene: c’è il tentativo del ”94 di rilanciare la Seleco che naufraga però tre anni dopo. E non va a buon fine nemmeno l’avventura della Olivetti Personal Computer dove nel 1997 la finanziaria Piedmont presieduta da Rossignolo si fa garante dell’operazione di Edward Gottesmann per finire con il fallimento dell’azienda due anni dopo. [...]» (Francesco Manacorda, ”La Stampa” 19/12/2007).