Varie, 26 aprile 2002
SODANO
SODANO Angelo Isola d’Asti (Asti) 23 novembre 1927. Cardinale (Decano del Collegio cardinalizio, membro della Congregazione dei Vescovi e della Dottrina della Fede) • «[...] segretario di Stato dal 1991 al 2006, leader della Scuola diplomatica che accompagnò Papa Wojtyla in 54 viaggi in giro per il mondo e che poi fu uno degli artefici dell’ascesa di Ratzinger al trono papale. [...]» (Alberto Statera, ”la Repubblica” 23/2/2010) • «[...] Non ha mai elaborato né esposto una sua complessiva visione di geopolitica religiosa. Non ha mai lasciato di sé un’impronta come quella, ad esempio, del suo predecessore Agostino Casaroli, l’artefice della discussa Ostpolitik vaticana dagli anni di Paolo VI fino a quelli di Mikhail Gorbaciov [...]» (Sandro Magister, ”L’espresso” 7/4/2005) • « Quei tre anni all’asilo se li ricorda ancora bene, anche se da quando vi entrò sono passati [...] anni: era il 1931 quando Angelo Sodano, futuro cardinale e segretario di Stato del Vaticano, varcò il portone della scuola gestita dalle suore salesiane. Un’istituzione per Isola, duemila abitanti, alle porte di Asti sulla direttrice per Alba [...] Il futuro Cardinale partì da Isola poco più che ventenne appena ordinato sacerdote: era figlio di Giovanni, per tre legislature deputato democristiano. [...]» (Elisa Schiffo, ”La Stampa” 9/3/2009) • «[...] nel servizio diplomatico vaticano [...] iniziò la sua avventura nel 1961 come addetto alla nunziatura di Quito. Il suo convincimento sul valore ”pastorale” del servizio diplomatico vaticano è così forte che [...] arriva a usare l’espressione ”missione diplomatica del Servo dei servi di Dio a servizio degli uomini e di tutti i popoli”. [...] sostiene che la presenza internazionale della Santa Sede debba svolgersi con ”metodo discreto” e che ”l’idea di adottare la politica della sedia vuota o di sbattere la porta non può”, in via ordinaria, ”essere presa in considerazione” da chi ha il compito di veicolare il ”lievito evangelico” [...] Quanto a parlare a ”voce alta” – del resto – il cardinale l’ha fatto in tante occasioni, compatibilmente con la responsabilità che ha ricoperto per 16 anni come primo collaboratore dei papi Wojtyla e Ratzinger: basterà richiamare le dichiarazioni contro le due guerre all’Iraq e quelle [...] sul conflitto libanese, che è arrivato a qualificare come ”inutile strage”» (Luigi Accattoli, ”Corriere della Sera” 8/9/2006) • «[...] è stato l’’ombra” leale e incrollabile del secondo capitolo del pontificato wojtyliano. Ministro degli Esteri vaticano nel 1988, è salito al vertice della Curia nel 1990. Giovanni Paolo II girava per il mondo, caratterizzando la sua missione attraverso gesti profetici - le riunioni dei leader religiosi ad Assisi, il grande mea culpa del Giubileo, la predicazione contro il pensiero unico del liberalismo selvaggio, l’impegno a difesa della vita e in favore di una globalizzazione dal volto umano, la strenua opposizione all’invasione dell’Iraq da parte di Bush - e al chiuso delle stanze vaticane Sodano faceva il lavoro silenzioso e tranquillo del timoniere. ”Noi dobbiamo essere fedeli esecutori”, ha sempre inculcato ai collaboratori. E con la solidità che gli veniva dalla sua estrazione rurale ha pilotato, agli ordini di Giovanni Paolo II, la nave della Chiesa attraverso la crisi jugoslava - prima con il riconoscimento prematuro dell’indipendenza di Croazia e Slovenia, poi con l’appoggio alla teoria dell’’intervento umanitario” voluto da Wojtyla a tutela della Bosnia - attraverso la prima guerra del Golfo, le crisi di Terrasanta e i conflitti nel Kosovo e in Afghanistan, fino alla grande campagna diplomatica per isolare (visto che bloccare era impossibile) l’avventura militare degli Stati Uniti in Mesopotamia. ”Ma vi conviene irritare un miliardo di musulmani - fece sapere in quell’occasione ai suoi amici americani - e la lezione del Vietnam non vi ha insegnato niente?”. Nato vicino ad Asti nel 1927, un padre deputato democristiano per tre legislature, Sodano ha passato gran parte della sua vita nel servizio diplomatico. Molta America latina e poi la missione come nunzio in Cile a partire dal 1977. Se in una prima fase gli è stata rimproverata eccessiva accondiscendenza verso il regime di Pinochet, è anche vero che, in collegamento con Washington, Sodano è stato promotore della transizione che ha costretto il dittatore ad accettare l’esito del referendum popolare con cui si è conclusa la sua carriera politica. In Italia, da segretario di Stato, è stato il primo a sdoganare Fini dopo la svolta post-fascista dei missini, lavorando per un consolidamento dello schieramento di centrodestra. Con lealtà, ma anche con franchezza, ha accompagnato papa Wojtyla nel suo calvario finale, non nascondendo la drammaticità della situazione. E non c’è dubbio che sia stato uno degli artefici della rapida ascesa di Ratzinger al trono papale. [...]» (m. pol., ”la Repubblica” 23/6/2006) • «[...] L’uomo che per oltre 16 anni è stato il braccio destro di due pontefici [...] riteneva che sarebbe giunto all’ottantesimo compleanno, nel novembre del 2007, con in pugno le redini della Chiesa, come le aveva saldamente tenute negli anni difficili della malattia di Giovanni Paolo II, resistendo a più di un tentativo di scalzarlo da quella posizione. L’ultimo, quasi giunto a compimento, all’inizio del 2005; la decisione, frutto di manovre fra l’’Appartamento” e la Curia, era pronta a esplodere. Ma inaspettatamente Giovanni Paolo II fu ricoverato d’urgenza al Gemelli; la seconda volta, il prologo della fine. E il piano naufragò. Ma non era stato il primo assalto al ruolo, ambito, di braccio destro del Pontefice. Alla vigilia dell’Anno Santo del 2000 Giovanni Paolo II gli fece capire che avrebbe desiderato affiancargli un ”pro segretario” di Stato; il frutto di un’altra manovra, di un collegamento fra alcuni settori di Curia e l’Appartamento pontificio. Il cardinale rispose con grande aplomb: se tale era il volere del Papa, avrebbe rassegnato immediatamente le dimissioni. E anche quel colpo fu parato. [...]» (m.tos., ”La Stampa” 15/9/2006) • «[...] Il cardinale Sodano non è un uomo che ama apparire sui media: discreto, piuttosto silenzioso, instancabile lavoratore, reca alcuni dei tratti più caratteristici del carattere piemontese, di quel mondo agricolo monferrino da cui proviene [...] suo padre [...] nel secondo dopoguerra girava con una Topolino per i paesi del Monferrato, quale dirigente della Coldiretti, per chiedere ai contadini di aprirsi a una dimensione di impegno e solidarietà nelle cooperative di viticoltori. Un uomo semplice [...] mai avrebbe immaginato che suo figlio sarebbe diventato Segretario di Stato... [...]» (Enzo Bianchi, ”La Stampa” 23/6/2006).