Masolino d’Amico, "La Stampa" 27/4/2002, 27 aprile 2002
«Da dove gli venne la vocazione, innanzitutto? Paolo Stoppa era borghese, alla pari di alcuni suoi colleghi un po’ più anziani, romani come lui, Sergio Tofano, Luigi Cimara, figli di professionisti agiati, con un retroterra di buoni studi e buone letture
«Da dove gli venne la vocazione, innanzitutto? Paolo Stoppa era borghese, alla pari di alcuni suoi colleghi un po’ più anziani, romani come lui, Sergio Tofano, Luigi Cimara, figli di professionisti agiati, con un retroterra di buoni studi e buone letture. Tofano e Cimara restarono borghesi anche nella professione, attori colti, un po’ sorridenti delle straccionerie e della guittaggine che si vedevano intorno. Stoppa invece salì con entusiasmo sul carro di Tespi, nel senso che accettò di percorrere tutta la trafila convenzionale di un comico d’altri tempi, ivi comprese le nozze segrete con la primadonna più anziana di lui. Allo stesso tempo mantenne abitudini borghesi - la tendenza alla rispettabilità, al buon gusto e alla solidità -, dilatandole fino all’eccentricità. Il risultato fu un unicum. Rimase borghese in certe abitudini, per esempio nel gusto di collezionista, che gli veniva da uno zio antiquario molto noto, Iandolo: le sue abitazioni erano lussuose e squisitamente arredate, e le sue raccolte, preziose, vedi quella di posters teatrali prima che la parola stessa entrasse in uso, ovvero vedi quella di rarissimi argenti romani. Borghese era l’aspirazione ad essere impeccabile nell’aspetto, anche se qui la teatralità lo portava a esagerare. Era, infatti, troppo elegante. I primattori degli anni venti, quando Stoppa aveva frequentato la scuola di recitazione dell’Accademia di Santa Cecilia (con Anna Magnani, che poi avrebbe sostenuto di essere molto più giovane), si facevano chiamare commendatore, portavano enormi cappotti con vistosi colli di pelliccia e viaggiavano con infiniti bagagli su automobili di dimensioni sterminate. Lui fece altrettanto, ma, con la sua maniacalità, esagerava. Possedeva talmente tanti vestiti, talmente tante cravatte e talmente tante scarpe che indossava sempre cose sfavillanti, anche perché non sopportando l’idea di sembrare superato, faceva incetta delle primizie» (Masolino d’Amico).