Masolino d’Amico, "La Stampa" 27/4/2002, 27 aprile 2002
«Paolo Stoppa interpretava con puntiglio il ruolo del capocomico e del primattore, al quale era arrivato con fatica, e al quale pochi lo avrebbero candidato in partenza
«Paolo Stoppa interpretava con puntiglio il ruolo del capocomico e del primattore, al quale era arrivato con fatica, e al quale pochi lo avrebbero candidato in partenza. Stoppa infatti con la sua statura non imponente, coi suoi lineamenti insoliti, con la sua voce gracchiante (facilissima da imitare, diceva Mastroianni, che lo adorava: basta infilarsi i mignoli ai lati della bocca, tirare, e parlare velocemente) e con la velocità delle sue reazioni sembrava destinato a parti di caratterista, eccellente nella farsa e nelle esagerazioni. Invece a forza di intelligenza riuscì sia nel cinema - dove contano tutt’altre doti, ossia la concentrazione, l’intensità, la calma - sia nel teatro, dove capì per primo che i tempi erano cambiati, e che la drammaturgia del dopoguerra andava verso la sostituzione del protagonista eroico con un ometto qualunque molto più vicino all’uomo comune. La sua grande occasione fu il commesso viaggiatore Willy Loman, e quando arrivò si fece trovare preparato» (Masolino d’Amico).