New Scientist num. 2339 20 aprile 2002 pag. 25, 20 aprile 2002
Gli animali furono addomesticati in Africa e non reimportati da quelli che erano emigrati. Antichissima No, le mucche africane non sono una razza aliena
Gli animali furono addomesticati in Africa e non reimportati da quelli che erano emigrati. Antichissima No, le mucche africane non sono una razza aliena. Ci sono voluti sette anni di studi per dimostrarlo e oggi il genetista belga Olivier Hanotte può dire con fierezza: «Diecimila anni fa gli africani impararono da soli ad addomesticare i propri animali, non si limitarono a prendersi cura di quelli già allevati altrove». Insomma, quando arrivarono le prime mandrie di bovini dal Medio Oriente, in Africa esisteva già una società pastorale piuttosto evoluta. «Evoluta almeno quanto quella asiatica» chiarisce il professor Hanotte. «Ma non si può dire quale delle due si sia sviluppata per prima». Le importazioni nel Continente Nero di bovini addomesticati iniziarono 8.000 anni fa, con le colonizzazioni e gli scambi commerciali: fino ad oggi si credeva che gli africani avessero imparato le tecniche di allevamento dai popoli stranieri, ma non è così. Anche loro avevano qualcosa da insegnare. Lo studio di Hanotte avvalora la tesi secondo cui in Africa i primi bovini furono addomesticati indipendentemente diecimila anni fa. Tutto è cominciato nel 1994 quando il genetista ha raccolto il Dna di 50 mandrie di mucche in 23 paesi africani. «Analizzando i campioni» spiega, «si è scoperto che nel sud del continente esistono bovini con un codice genetico molto diverso da quello degli animali allevati in Asia: furono dunque le popolazioni locali ad allevarli». Ma non basta: i bovini africani hanno una grandissima varietà genetica (forse la più grande del mondo) ed essendosi adattati al clima e all’ambiente possono sopravvivere con pochissimo cibo e pochissima acqua. Infine, come spiega Edward Rege, uno degli studiosi del team di Hanotte, «non temono malattie tropicali che invece ucciderebbero molti bovini provenienti dall’estero». Francesco Cordella MdT luglio 2002, pp. 52, 54.