Aurelio Lepre, "Corriere della Sera", 22/4/2002 pagina 25., 22 aprile 2002
Conservate all’Archivio centrale di Stato, raccolte dalla censura postale, le lettere che i cittadini italiani scrivevano ad Adolf Hitler negli anni del regime
Conservate all’Archivio centrale di Stato, raccolte dalla censura postale, le lettere che i cittadini italiani scrivevano ad Adolf Hitler negli anni del regime. Tra le altre, quella datata 2 marzo 1941, di una donna campana che, abbandonata dal marito, si rivolge al Fuhrer per chiedergli un’occupazione per sè e per la figlia, informandolo che in Italia «la legge dà provvedimenti soltanto per chi ha raccomandazioni» (del resto prima di rivolgersi a lui la donna si era già rivolta al Padreterno). Il 24 settembre dello stesso anno, un pensionato chiede all’«Illustrissimo Signore Adolfo Hitler, Cancelliere dell’Impero Germanico» di cambiargli dei marchi acquistati nel 1923, prima che l’inflazione ne annullasse il valore, mentre il 19 ottobre un «legionario» addetto alla difesa antiaerea di Roma gli chiede un binocolo, «magari uno dei tanti catturati al nemico». Nello stesso anno, un pittore e incisore forlivese, «incompreso», dopo aver letto il "Mein Kampf" scrive ad Hitler, «da artista ad artista», perchè lo prenda sotto la sua protezione. Sempre dello stesso anno la lettera di due sorelle genovesi: dopo aver conosciuto un gruppo di «affabili dopolavoristi tedeschi» che hanno parlato con entusiasmo della «bontà di Hitler», vorrebbero avere una sua fotografia.