B. Guerrera, Salute di Sorrisi e canzoni, n. 37 maggio 2002 pagg. 30-31, 2 maggio 2002
Bellezza. Mascara. Comodo, pratico ed efficace. Praticamente l’alleato numero uno di chi decide di puntare sullo sguardo
Bellezza. Mascara. Comodo, pratico ed efficace. Praticamente l’alleato numero uno di chi decide di puntare sullo sguardo. Uomini e donne, senza distinzione. Stefano Anselmo, direttore didattico alla Making beauty academy di Milano, spiega le ragioni di questa popolarità: «Tra i trucchi, specie quelli per gli occhi, è il meno impegnativo da portare, ma anche quello che dà maggior soddisfazione: ne basta poco per avere un’aria più intrigante». Tutto sta a scegliere il mascara più adatto alle vostre esigenze. Se siete tra le amanti dei maquillage leggeri e a «effetto naturale», sceglietene uno piuttosto liquido, che abbia anche uno spazzolino dalle setole corte (poco truccanti). Se preferite occhi «da gatta», provate uno di quelli arricchiti con peletti sintetici (una volta erano veri peli di visone), che quando si depositano sulle ciglia danno un effetto allungante. Chi non rinuncia al make up neanche in spiaggia, ha a disposizione i «waterproof», quelli cioè che resistono all’acqua. Poi si tratta di indovinare le tonalità giuste. «Per intensificare lo sguardo, meglio quelli di colore nero, blu notte o marrone scuro», dice Anselmo. A proposito, c’è una tecnica americana per allungare le ciglia che gioca proprio sulla combinazione del colore. Si chiama «mink coating» (più o meno, cappottino di visone) e consiste nel mettere uno strato di mascara marrone, farlo asciugare e poi tingere solo le punte con quello nero. Insomma, sbizzarritevi, ma ricordate che il mascara va cambiato spesso: «Almeno ogni tre mesi», dice Anselmo, «poiché essendo un prodotto umido, più di altri cosmetici attira germi che possono causare irritazioni agli occhi». Infine, per non farlo seccare, prima e dopo l’applicazione evitate di agitare lo spazzolino nel tubetto (avete presente quel tipico su-e-giù?): entrerebbe troppa aria e il prodotto si seccherebbe più in fretta. Provate a chiedere alle vostre nonne di prestarvi un po’ del loro mascara. Vi sentirete rispondere «Un po’ di che cosa?». Già, perché non è questo il nome con cui si usava definire il famoso cosmetico «trucca-ciglia». Fino a quarant’anni fa la maggior parte delle donne lo chiamava «rimmel», dal nome del suo inventore, il maestro profumiere Eugène Rimmel. Trasferitosi in Inghilterra per aprire una bottega di fragranze e oli essenziali, nel 1880 il chimico francese creò un prodotto per tingere le ciglia chiarissime delle donne anglosassoni. Si trattava di una tavoletta a base di nerofumo mescolato a cera e ossido di carbonio. Per applicarla, bisognava passarci sopra uno spazzolino imbevuto d’acqua, che veniva poi strofinato sulle ciglia. Tutte le donne, però, usavano la saliva: era un metodo poco igienico, ma più efficace, perché faceva aderire perfettamente il trucco agli occhi. Mettere il mascara, in realtà, non è proprio un gioco da ragazzi. Pur essendo molto pratico, infatti, per dare buoni risultati dev’essere usato con alcuni accorgimenti strategici. «Per esempio, ne vanno applicati almeno tre strati, ma un po’ per volta», spiega Stefano Anselmo. «E poi si comincia sempre dalle radici, mai dalle punte: in questo modo lascerete le ciglia leggere e sfilate e otterrete comunque un effetto di colore intenso fin dalla base». Messo nel modo giusto, il mascara accentua anche la bellezza naturale dei vostri occhi, ma può anche nasconderne i piccoli difetti. «Se sono troppo vicini, ad esempio, mettetene di più sugli angoli esterni; per alzare lo sguardo, invece, insistete sulla parte centrale dell’arcata superiore delle ciglia; se, infine, volete avere un’aria languida, colorate soprattutto il centro di quella inferiore». Potete anche arrotondare occhi un po’ allungati mettendo la stessa quantità di prodotto sopra e sotto. «Una volta finita l’applicazione, passate un pettinino a denti fitti per separare le ciglia l’una dall’altra. Eliminerete così i grumi in più che appesantiscono le palpebre».