6 maggio 2002
Salkanovic Baretta, di anni 21. Slavo, occhi scurissimi, capelli impomatati e pizzetto alla moda, una moglie incinta di sette mesi, viveva nel campo nomadi di Madonna di Campagna, periferia di Torino, prati spelacchiati, tante baracche, palazzoni rossastri in costruzione, illuminazione inaugurata da una settimana, manifesti che promettono ”Funerale classico contro il caro-funerale, 1
Salkanovic Baretta, di anni 21. Slavo, occhi scurissimi, capelli impomatati e pizzetto alla moda, una moglie incinta di sette mesi, viveva nel campo nomadi di Madonna di Campagna, periferia di Torino, prati spelacchiati, tante baracche, palazzoni rossastri in costruzione, illuminazione inaugurata da una settimana, manifesti che promettono ”Funerale classico contro il caro-funerale, 1.201 euro”. Alle 16 di mercoledì, pioggia fitta fitta, nessuno per strada, vagava su una Thema blu col cugino Salkanovic Satko, di anni 20, e l’amico Armetovic Moharem, di anni 22. I tre, non sapendo cosa fare, ebbero l’idea di intrufolarsi negli orticelli abusivi dove i vecchi del posto coltivano insalata, zucchine, pomodori. Arraffate due pale, un rastrello e un piccone, camminavano soddisfatti verso l’auto quando d’un tratto sbucò qualcuno che tirò fuori una pistola da un sacchetto di carta bianca e senza dir parola sparò all’impazzata. Baretta si prese due colpi dritti in pancia, Moharen se la cavò con qualche ferita in faccia e sulle braccia, Satko scavalcò il cancello, corse dalla polizia con le braccia spalancate a mo’ di un aeroplano, raccontò che lui e i suoi compari erano nei prati a far pipì quando un pazzo, chissà perché, ebbe voglia di vederli morire. Nessuno gli credette. La gente del posto, da tempo inviperita coi ragazzotti che sottraevano di tutto, dalle mele ai gomitoli di fil di ferro, ribattezzò subito l’assassino «vendicatore degli orti».