8 maggio 2002
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Lebed Aleksandr
• . Nato a Novocherkassk (Russia) il 20 aprile 1950, morto in Siberia il 28 aprile 2002 (precipitato in elicottero). Era governatore di Krasnoyarsk, ampia regione della Siberia orientale, e uno degli uomini politici russi più potenti. Ex generale dei parà, era un veterano della guerra dell’Afghanistan. Considerato uno dei massimi conoscitori del Caucaso, nel 1996 fu nominato capo del Consiglio di sicurezza: su incarico del presidente Eltsin, firmò la pace in Cecenia. Nel 1996 si presenta alle presidenziali, e senza l’appoggio di nessun partito conquista il 15% dei voti. Si avvicina a Eltsin, ma dopo pochi mesi entra in rotta di collisione con il presidente. Sembra l’uomo nuovo della politica, nel 1998 diventa governatore di Krasnoyarsk, ma l’anno seguente desiste dal presentarsi alle presidenziali, quando capisce di non aver possibilità contro Putin. «A metà degli anni Novanta era stato la speranza per una Russia migliore e più pulita. Distintosi già in Afghanistan tra i paracadutisti, divenne famoso quando nel 1991 si rifiutò di far intervenire le sue truppe contro i manifestanti che attorno alla Casa Bianca difendevano Eltsin e si opponevano al colpo di stato. Da bambino aveva assistito nella città natale di Novocherkassk alla strage di operai affamati attuata dalle truppe per ordine del partito. E questo fatto, aveva poi raccontato lui stesso, lo aveva segnato per sempre. Dopo lo scioglimento dell’Urss, si trovò al comando della 14° armata nel Transdnepr e lì riuscì a mettere fine alla guerra in corso tra i secessionisti (russi) e la Moldavia. Già allora era la ”bestia nera” dei burocrati e degli intriganti del ministero della difesa. Amato dai soldati e dalla gente comune, odiato dagli alti papaveri. Pochi anni dopo entrò in politica. Si presentò al primo turno delle presidenziali del 1996 e arrivò terzo, con un inatteso 15% alle spalle di Eltsin e del comunista Gennadij Zyuganov. Di fronte alla minaccia (allora molto sentita) di un ritorno della Russia nelle mani del Partito comunista, si turò il naso, disse ai suoi elettori di votare per Eltsin al ballottaggio e accettò di lavorare al Cremlino come segretario del Consiglio di sicurezza. Per un breve periodo sembrò che potesse diventare il candidato alla successione del vecchio e malato presidente. Riuscì, per la seconda volta, a ottenere una pace quasi impossibile, quella che mise fine alla prima guerra cecena. La sua popolarità salì alle stelle. Poi si scontrò con i potenti luogotenenti di Eltsin che controllavano il Cremlino, e con i cosiddetti ”oligarchi”, i magnati che avevano assicurato i finanziamenti per rieleggere il presidente. Sbatté la porta e se ne andò. Non era un politico e non riuscì a capitalizzare sulla scena nazionale i consensi che aveva. Divenne governatore e si mise all’opera per cambiare la situazione che aveva trovato a Krasnoyarsk. Anche qui si ritrovò ben presto contro gli imprenditori che inizialmente l’avevano appoggiato. Uno degli ultimi contrasti c’è stato con gli amministratori di Norilsk, la capitale del nichel, che spinto dalla potente Norilsk Nikel stanno cercando di ottenere l’autonomia dalla regione di Krasnoyarsk» (Fabrizio Dragosei, ”Corriere della Sera” 29/4/2002).