Lev Tolstoj, La sonata a Kreutzer, Mondadori, 10 maggio 2002
Come scrisse il celebre critico strutturalista Victor Sklovskij, citando un popolare film, La sonata a Kreutzer non è la storia di un "divorzio all’italiana", ovvero di una separazione compiuta con l’alibi del delitto d’onore
Come scrisse il celebre critico strutturalista Victor Sklovskij, citando un popolare film, La sonata a Kreutzer non è la storia di un "divorzio all’italiana", ovvero di una separazione compiuta con l’alibi del delitto d’onore. Il protagonista, Pozdnysev, non è un opportunista che cede cinicamente alla gelosia ammazzando la moglie fedifraga e che non ama, tanto nessuno lo condannerà. sopra tutto un uomo deluso, disgustato dall’amore, versione sublimata e socialmente accettata della lussuria. La sonata a Kreutzer è dunque un disperato atto d’accusa contro la seduzione, contro il matrimonio che ne è un derivato. E un inno all’ideale della castità assoluta. Almeno da perseguire se non da raggiungere. Particolare pettegolo ma non trascurabile: qualcuno sostiene che la figura del musicista che suonando seduce la donna sia stata ispirata da un compositore di cui la moglie di Tolstoj si invaghì (non corrisposta). Ma tale episodio, benché provato, è posteriore all’opera. Lev Nikolaevic Tolstoj nasce il 28 agosto 1828 nel governatorato di Tula, a Jasnaja Poljana, 200 km a sud di Mosca, da famiglia nobile, ancora più illustre nel ramo materno, quello dei principi Volkonski. Autodidatta per scarso rendimento universitario, giunto presto al successo letterario e alla fama, padre prolificissimo, vive sempre nel senso di colpa della propria ricchezza, e in preda a un misticismo politico che lo porta a predicare l’abolizione della proprietà privata, l’obiezione di coscienza, la carità ai poveri. I suoi seguaci vengono perseguitati per aver diffuso le sue idee ma il conte al massimo riceve rimbrotti da parte della chiesa che mal tollera la sua concezione comunitaria del cristianesimo. Compie lunghi pellegrinaggi a piedi, veste solo da contadino russo, rifiuta la cravatta e altri abiti borghesi, si dedica a scritti politici trascurando le lettere. Sentendo arrivare la fine fugge dalla moglie, che dice di detestare, e muore in una stazione il 7 novembre del 1910, ad Astapòvo.