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 2002  maggio 11 Sabato calendario

LePen JeanMarie

• La Trinité sur Mer (Francia) 20 giugno 1928. Politico. Entra in politica nel 1956, quando diventa deputato del partito populista di Pierre Poujade. Nel 1972 fonda il partito di estrema destra Fronte Nazionale. Nel 1974 partecipa per la prima volta alle elezioni presidenziali, conquistando lo 0,74% dei voti. Nel 1984 il primo successo, quando alle politiche il Fronte Nazionale conquista l’11% dei voti. Nel 1988 il suo partito arriva al 14,4%. Ma poi sembra in declino. Alle presidenziali del 2002, a sorpresa, passa al secondo turno delle presidenziali con quasi il 17% dei voti, estromettendo dal ballottaggio il candidato della sinistra, Lionel Jospin. «Legionario e paracadutista in Algeria, ostile alla Quinta Repubblica, deputato poujadista nel 1956, ha sempre avuto un rapporto tormentato con il Generale. Collaboratori del leader xenofobo sono stati accusati di aver preso parte a due attentati contro de Gaulle, nel settembre 1961 e nell’agosto dell’anno successivo. Ha fatto il colpo grosso quando nel 1999 è riuscito a convincere l’omonimo nipote a farsi eleggere deputato europeo dell’Fn. La decisione di Charles, 53 anni e figlio di Philippe de Gaulle (ex ammiraglio e fedele senatore dell’Rpr), fece scandalo tanto che 57 membri della famiglia sottoscrissero un comunicato di condanna. Incluso il fratello minore Jean, deputato gollista» (Claudio Lindner, ”Corriere della Sera” 5/5/2002). « Più volte la sua carriera politica è sembrata sul punto di naufragare, ma lui non si è mai dato per battuto. Manesco, aggressivo, ha sempre avuto una gran voglia di menare, in senso proprio e figurato. Nato in una famiglia modesta a La Trinité sur Mer, in Bretagna, ha illustrato il suo carattere durante la giovinezza parigina: risse a non finire con gli odiati comunisti, naturalmente, ma anche con i buttafuori dei locali notturni. Non doveva essere facile avere a che fare con lui. Ancora peggio trovarselo di fronte in Algeria, dove è andato volontario : ”Ho torturato perché bisognava farlo”, dirà nel 1962. Una dichiarazione che ha cercato più volte di rinnegare, querelando per diffamazione tutti i giornali che hanno cercato di far luce sul suo comportamento in quegli anni. Impossibile capire Le Pen e il suo percorso politico senza pensare alla guerra di Algeria. In quegli anni si cristallizzano le sue convinzioni politiche, l’odio verso il generale de Gaulle (che oggi, paradossalmente, cita a ripetizione), l’opposizione alla democrazia e al parlamentarismo. La sua militanza nell’estrema destra non si smentirà mai. Nel 1956, a ventisette anni, diventa il più giovane deputato della Quarta Repubblica e guida il gruppo parlamentare del movimento qualunquista di Pierre Poujade. E già allora illustra quali siano le sue tendenze: rivolgendosi a Pierre Mendès-France, riformista ed ebreo, lo apostrofa così : ”Lei non ignora di cristallizzare sulla sua persona un certo numero di repulsioni patriottiche e quasi fisiche”. Un’affermazione cui replicano, dai banchi della sinistra, le grida di ”razzista, razzista”. Un’etichetta che nessuno gli toglierà mai di dosso e con la quale ha sempre convissuto tranquillamente. rimasto per anni nell’ombra di qualche leader di estrema destra. Pubblica dischi con canti nazisti, vivacchia alla bell’e meglio. Quando nel 1972 diventa presidente del Fronte Nazionale, nessuno è disposto a scommettere una lira sul suo futuro politico. Eppure, riesce ad aprirsi una strada una decina d’anni dopo, quando capisce che può fare dell’immigrazione il suo cavallo di battaglia. Animale politico come pochi, capace di fiutare gli umori della società e di tradurli (a modo suo, naturalmente) in slogan politici efficaci, il leader razzista riconosce prima di altri la miscela esplosiva che si sta creando nel paese: la crescita esponenziale della disoccupazione, l’aumento della violenza, la degradazione delle periferie urbane che lentamente si trasformano in ghetti, la difficoltà a integrare i giovani maghrebini minano il tessuto sociale francese. E lui ne approfitta, semplificando gli schemi, instillando nelle coscienze falsi ragionamenti, identificando disoccupazione e delinquenza con l’immigrazione. Lo fa in maniera scaltra, scegliendo uno slogan facile ed efficace: ”Né di destra, né di sinistra. Francesi”. Aiutato da François Mitterrand - che nel 1986 introduce lo scrutinio proporzionale per indebolire la destra democratica - il Fronte Nazionale diventa uno dei protagonisti della vita politica. E comincia la sua battaglia senza quartiere contro i nipotini del gollismo e il loro leader. Come un amante rifiutato, farà di tutto, in ogni occasione, per far perdere Chirac e il suo partito. Non gli perdona di lasciarlo fuori della porta, di non aver mai voluto integrare l’Fn nel gioco democratico. Avrebbe voluto trovarsi di fronte uno come Wolfgang Schuessel, il cancelliere austriaco che ha ”sdoganato” Haider. Malgrado le tentazioni, la destra francese non è mai scesa a patti con lui» (G.Mar., ”la Repubblica” 5/5/2002).