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 2002  maggio 11 Sabato calendario

VITTORI

VITTORI Roberto Viterbo 15 ottobre 1964. Tenente colonnello dell’Aeronautica militare. Astronauta, due missioni sulla Stazione spaziale internazionale a bordo della Soyuz (2002 e 2005) • «[...] componente del gruppo astronauti dell’agenzia spaziale europea Esa [...]» (Giovanni Caprara, ”Corriere della Sera” 14/4/2005) • «Ho partecipato come ingegnere di volo a due missioni della russa Soyuz (’Marco Polo”, 2002, ed ”Eneide”, 2005). Un incarico affascinante ma svolto in condizioni psico-fisiche estreme che richiedono anche 2-3 anni di duro addestramento. Perché è bellissimo pensare che stiamo trasformando lo spazio in un laboratorio per il bene dell’umanità. Ma poi, a bordo, bisogna fare i conti con incarichi complessi, colleghi di lingua e cultura differenti e con un ambiente angusto e difficile, dove la microgravità fa invecchiare precocemente il nostro organismo. La giornata tipo? Sveglia alle 6, un paio d’ore per occuparsi delle proprie cose, poi conferenza con il Centro di controllo e, fino alle 18, attività varie (manutenzione, esperimenti, ginnastica etc.) intervallate da pasti a base di ”cibi” disidratati (frittate, riso...) o scatolette [...] Poi tempo libero fino a quando, alle 22, il comandante spegne le luci. In realtà ogni 90 minuti (tempo impiegato dalla stazione per ruotare attorno alla Terra), si passa attraverso un’alba e un tramonto. Così il giorno e la notte sono ricreati artificialmente, chiudendo gli oblò e accedendo le luci dalle 6 alle 22. A tarda sera amavo ”galleggiare” fino a un oblò per scattare fotografie. In quei momenti pensavo alla frase di Gagarin: ”Da quassù la Terra è bellissima, senza frontiere né confini”. Nostalgia dello spazio? Ogni tanto, ma il momento più bello resta quello del ritorno a casa» (’Corriere della Sera” 16/10/2008) • «[...] Il mio primo impatto con la visione della Terra dallo spazio è stato durante la prima missione nel 2002, quando si è staccato l’involucro metallico che protegge la capsula al momento del lancio [...] Di colpo [...] dai due oblò è entrata la luce che ha inondato l’interno. E abbiamo visto la Terra che si allontanava. Però la visione mozzafiato è quella che si ha dalla Stazione spaziale, quando c’è anche il tempo per guardar giù. Ed è come guardare una valle dalla cima di una montagna alta 400 km, che è la quota della Iss. A differenza di quello che si pensa, la Terra si vede grande. Ma la cosa che colpisce di più è certamente il colore: blu intenso [...] Dato che la maggior parte della superficie è coperta d’acqua non c’è la percezione di un oggetto molto illuminato. Però le due coste degli Stati Uniti, a causa delle luci, si distinguono perfettamente anche da quell’altezza, mentre l’Europa è già meno identificabile» (Claudia Di Giorgio, ”la Repubblica” 20/6/2006) • «[...] Io ho volato sempre con le Soyuz russe e non è stato semplice neanche per me che ero abituato come pilota collaudatore di caccia militari alle peggiori esperienze. Ma è soprattutto il rientro veramente duro. [...] vivere senza peso diventa ogni giorno più pesante da sopportare. Il corpo non è fatto per galleggiare senza la gravità e si vive in uno stato di invecchiamento accelerato. L’isolamento, poi, si fatica ad accettare e le condizioni di disagio aumentano con il tempo perché anche le cose più semplici come mangiare, dormire, muoversi sono invece complicate. Insomma, si avverte un costante logorio fisico ed emotivo [...]» (G.Cap., ”Corriere della Sera” 19/5/2008).