Masolino d’Amico, "La Stampa" 11/5/2002, 11 maggio 2002
Un paio d’anni fa lo scrittore americano Paul Auster, incaricato di condurre un programma radiofonico a diffusione nazionale, chiese agli ascoltatori di mandargli delle brevi storie scritte, e possibilmente vissute, contenenti un’esperienza di vita significativa («Aneddoti che sfidassero le nostre aspettative riguardo al mondo, aneddoti che rivelassero le forze misteriose e impossibili da conoscere operanti nelle nostre vite»)
Un paio d’anni fa lo scrittore americano Paul Auster, incaricato di condurre un programma radiofonico a diffusione nazionale, chiese agli ascoltatori di mandargli delle brevi storie scritte, e possibilmente vissute, contenenti un’esperienza di vita significativa («Aneddoti che sfidassero le nostre aspettative riguardo al mondo, aneddoti che rivelassero le forze misteriose e impossibili da conoscere operanti nelle nostre vite»). Ogni settimana avrebbe letto al microfono le migliori: l’importante era che fossero vere. Risposero in molti, la qualità del materiale si rivelò presto così buona che Auster fu costretto a eliminarne parecchio: trasmise comunque un certo numero delle circa quattromila storie ricevute, e a un certo punto decise di raccoglierne un po’ in volume. Nell’antologia, che s’intitola "True Tales of American Life", centosettantotto storie scritte da uomini e donne di quarantadue diversi Stati dell’Unione, di tutte le età (dai diciott’anni ai novanta), di tutte le professioni: medici, casalinghe, aviatori in pensione, militari, restauratori di pianoforti, persino il figlio di un impresario di pompe funebri che racconta la sua prima esperienza di truccatore di cadaveri, quando da bambino lo misero a dipingere le unghie di una morta e poi chiese ai genitori di esser cremato. Tra le altre, quella raccontata da un Vic del Massachusetts, che aiutato da moglie e figli tiene in casa una piccola comunità di malati mentali. Le cose non vanno bene, si rischia di chiudere e così Vic, per tirarsi un po’ su, compra un pitone e lo fa circolare liberamente tra i degenti, scaricandolo dalle tasse come elemento terapeutico: da qualche parte, infatti, ha letto che i cuccioli hanno un effetto calmante su anziani e malati. L’idea è buona, la presenza del pitone risulta effettivamente gradita agli ospiti, li tranquillizza e li affascina. Oppure la storia di Susan Sprague da Willamina, Oregon, che da ragazza aveva l’abitudine di farsi fotografare nuda, in varie pose, sui biglietti d’auguri da spedire poi a parenti e amici: «Molti anni dopo scoprii che il mio meccanico, un uomo anziano, s’era fatto seppellire con una di quelle foto in tasca». Una ragazza del New Jersey ricorda la notte in cui, dopo aver nuotato nuda nell’Atlantico, non trovò più i vestiti: sentendo arrivar gente, corse a perdifiato verso la sua casetta sulla spiaggia, sfondò la porta che aveva trovato chiusa e si trovò in mezzo a degli estranei che la guardarono incuriositi. Capì di aver sbagliato, fece dietrofront e scappò ancora: al buio trovò la sua casa e i vestiti, dai quali l’aveva allontanata la corrente. Il giorno dopo tornò a risarcire il padrone della porta sfondata, ma questi rifiutò il denaro: «E’ la sola cosa divertente che ci sia capitata in tutta la settimana». Il primo racconto è uno dei più brevi, e fu anche il primo a esser letto alla radio. S’intitola "Il pollo" e lo inviò Linda Elegant da Portland, Oregon. «Mentre andavo lungo Stanton Street una domenica mattina di buon’ora, davanti a me a qualche metro di distanza vidi camminare un pollo. Io camminavo più svelta del pollo, e così gradualmente lo raggiunsi. Quando arrivammo alla Diciottesima Avenue lo tallonavo. Il pollo svoltò a sud sulla Diciottesima. Alla quarta casa, girò nel vialetto, salì saltellando i gradini dell’ingresso e bussò seccamente col becco sull’antiporta di metallo. Dopo un momento la porta si aprì e il pollo entrò dentro».