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 2002  maggio 20 Lunedì calendario

Tra i matrimoni più pomposi dell’anno, quello dell’indiano Niki Nayar, faccia tonda, aria da pacioccone, lungo naso a pendere sui baffi scuri, figlio di un Nivod noto in India come ”il re del tessile”, e Samantha Carmichael, newyorkese, pubblicitaria, esile, sguardo sognante, capelli corvini a incorniciare un visetto pallido e grazioso

Tra i matrimoni più pomposi dell’anno, quello dell’indiano Niki Nayar, faccia tonda, aria da pacioccone, lungo naso a pendere sui baffi scuri, figlio di un Nivod noto in India come ”il re del tessile”, e Samantha Carmichael, newyorkese, pubblicitaria, esile, sguardo sognante, capelli corvini a incorniciare un visetto pallido e grazioso. I duecento ospiti vip, arrivati da tutto il mondo su un jumbo-charter appositamente affittato, alloggiati nel palazzo Umaid Bhawan di Jodhpur (per metà residenza del maharajah, per metà albergo di lusso), sono stati accolti da cammelli bardati a festa, arazzi rossi sorretti da scimitarre, danze e canti antichi del Rajasthan. I nove giorni di festeggiamenti sono iniziati nella cinquecentesca fortezza di Mehrangar con la sposa portata a spalle dai servitori per tutta la durata di una processione composta da uomini-fiaccola, mangiatori di fuoco, cantanti, ballerine avvolte in sari scintillanti. L’indomani gli invitati si sono incontrati sul bordo piscina del Bal Samand Lake Place, palazzo del tredicesimo secolo in pietra rossa. Poiché la temperatura di trentacinque gradi faceva soffrire il caldo persino ai vip a mollo, frotte di inservienti versavano nell’acqua giganteschi blocchi di ghiaccio. Il terzo giorno è stato dedicato a danze e abbuffate nel Devi Garh Fort Palace di Udaipur, in pizzo a una montagna deserta, un tempo residenza del maharajah, di recente trasformato in albergo molto chic e molto zen. Dopo ventiquattro ore di libertà, ospiti e sposi, travestiti da piante o fiori, hanno danzato nell’esclusiva discoteca Athena di Bombay (titolo della serata in maschera: ”Giardino dell’Eden”). Il sesto giorno, nella suite della sposa, indianine dipingevano con l’henné mani, piedi e spalle delle signore. Il settimo, nell’attico terrazzato del padre dello sposo, dall’una alle quattro del pomeriggio, grande abbuffata di frittelle di soia, kadai panner (misto di formaggi locali), pollo al latte di cocco, il tutto servito in scodelline di foglie di loto. L’ottavo giorno, le nozze. Lui aveva indosso una tunica rosso fuoco; stessa tinta portafortuna per lei, che però faticava a muoversi sotto i venti chili d’abito infarcito d’oro, argento, pietre preziose. Sul tempietto-altare un tripudio di candidi boccioli di rosa, attorno al fuoco sacro l’officiante che intonava antichi canti in sanscrito, dipoi lo sposo che legava la consorte con una sciarpa di seta. All’uscita, il tradizionale lancio di garofani arancioni .