M. Soressi, Salute di Sorrisi e canzoni, n. 37 maggio 2002 pagg. 44-48, 23 maggio 2002
La pasta. Solo di grano duro e senza... lentiggini. Cominciamo dal colore: giallo chiaro senza puntini scuri, che indicano l’utilizzo di una semola non pura e, di conseguenza, un prodotto modesto
La pasta. Solo di grano duro e senza... lentiggini. Cominciamo dal colore: giallo chiaro senza puntini scuri, che indicano l’utilizzo di una semola non pura e, di conseguenza, un prodotto modesto. Controllate che sulla confezione ci sia scritto «pasta di semola di grano duro». Solo questa è la vera pasta italiana. Da altri Paesi viene importata pasta fatta con grano tenero, addizionata con additivi e coloranti (vietati in Italia): si presenta opaca, durante la cottura rende l’acqua molto torbida e sa di farina. La pasta di qualità si riconosce anche una volta cucinata. Prendete uno spaghetto appena cotto e stringetelo tra due dita: se sulla mani resta una patina bianca, significa che è scadente. La controprova? Quando la pasta non è «doc», lega poco e male con il condimento. Nella pasta fresca confezionata, leggete l’elenco degli ingredienti: per il ripieno, devono essere indicate anche le percentuali dei vari componenti. Preferite i ripieni a base di carne bovina o suina anziché quelli con carni meno pregiate (per esempio il pollo). La pasta fresca sfusa può essere fatta con farina di grano tenero e altri ingredienti. Se acquistate quella all’uovo, controllate nella tabella degli ingredienti che sia fatta con uova fresche: è di migliore qualità rispetto a quella prodotta con uova non fresche o termizzate (comunque ammesse dalla legge).