M. Pagnini, Salute di Sorrisi e canzoni, n. 37 maggio 2002 pag.74, 23 maggio 2002
Laparoscopia. Solo a leggerne il nome, ci sarebbe di che intimorirsi. Laparoscopia: un termine che può apparire complicato e pericoloso
Laparoscopia. Solo a leggerne il nome, ci sarebbe di che intimorirsi. Laparoscopia: un termine che può apparire complicato e pericoloso. In realtà, se c’è una tecnica chirurgica che vi deve trasmettere tranquillità e sicurezza è proprio questa. Sì, perché la laparoscopia è una tecnica mini-invasiva. Vuol dire che il trauma operatorio (le conseguenze negative che l’intervento ha sull’organismo) è di gran lunga più lieve rispetto a quello che segue un’operazione di chirurgia addominale tradizionale. Come funziona. Cerchiamo di capire in che cosa consiste questa tecnica. «Si pratica una piccola incisione nella pelle, circa un centimetro, e si soffia dentro la cavità addominale dell’anidride carbonica: in questo modo si crea una camera d’aria con lo scopo di distanziare le pareti dai visceri», spiega il professor Enrico Croce, primario della I divisione di Chirurgia presso l’ospedale Fatebenefratelli di Milano. «Una volta eseguita questa operazione, si inserisce dentro l’addome un’asta metallica che contiene una telecamera con luce fredda che non emette calore, cioè non scalda (e quindi non danneggia) i tessuti. A questo punto si procede con l’operazione vera e propria, che può consistere sia in un esame sia in un intervento chirurgico. I vantaggi. Il grande beneficio per il paziente operato in laparoscopia è di poter tornare a casa prima di chi si affida alla chirurgia tradizionale. «L’incisione è più piccola, ciò rende il trauma operatorio più lieve, riducendo così le conseguenze sul sistema immunitario. Inoltre, la cicatrice è meno visibile e antiestetica. Per il chirurgo il vantaggio è una visione diretta della cavità addominale, anche nei suoi punti più oscuri».