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 2002  maggio 23 Giovedì calendario

Bonanno Joe

• Castellammare del Golfo 18 gennaio 1905, Tucson (Stati Uniti) 11 maggio 2002 • «Morto nel suo letto a 97 anni. Come non era capitato a tanti boss del clan dei ”castellammaresi” come quel Camillo Carmine Galante più noto nell’ambiente come ”Lillo the Cigar”, o come a tanti altri picciotti che avevano preso il bastimento ai tempi del prefetto Mori. Era andata pressappoco così. Per sfuggire alle retate del prefetto di ferro (Joe che era Giuseppe e risultava schedato con suo cugino Pietro Maggaddino come ”agitatore antifascista”) e farsi largo nella mafia dei casinò e dei bordelli, un giorno si imbarcò per Genova e poi per Marsiglia e dopo un lungo peregrinare - Parigi, L’Avana, Tampa - arrivò in una strada di Brooklyn dove lo incoronarono boss dei boss. Era rimasto orfano a 15 anni. Prima morì la madre, poi il padre Salvatore. Per qualche mese frequentò l’Istituto Nautico di Palermo a piazza Marina, ma con un po’ di giovani di Castellammare che di cognome facevano Bonventre e Playa o Buccellato e Maranzano cominciò subito la sua avventura dall’altra parte del mondo. La gavetta con Joe Masseria, la concorrenza di Lucky Luciano e di Jospeh Profaci, i primi soldi guadagnati con il racket e investiti nel mercato immobiliare, la scalata al vertice di Cosa Nostra americana. In trent’anni di attività criminale, in America fu condannato una sola volta e come imprenditore tessile: una multa di 40 dollari per una violazione della legge sul lavoro. Non gli andò peggio qui in Italia quando il giudice istruttore palermitano Aldo Vigneri, all’inizio degli Anni Sessanta, lo rinviò a giudizio con una dozzina di altri ”don” per traffico di stupefacenti. Assolto per insufficienza di prove, come nelle migliori tradizioni di allora. Qualche anno prima - era il 16 settembre del 1957 - Joe Bananas era tornato in Sicilia per partecipare al grande summit di mafia che si tenne al Grand Hotel delle Palme. Tutti i ”mammasantissima” dell’isola lo riverirono, lì decisero insieme quale sarebbe stata la ”politica” di Cosa Nostra negli anni a venire: controllare il mercato mondiale della morfina base. Prima di sbarcare a Palermo transitò da Fiumicino dove lo accolsero numerose autorità, tra cui quel Bernardo Mattarella che era anche lui di Castellammare del Golfo e che sarebbe diventato più volte ministro della Repubblica. Joe visse felice in America fino a quando ”Caco” Valachi tradì e, dopo aver spiferrato tutto al senatore John McLellan e alla sua commissione d’inchiesta contro il crimine organizzato, pubblicò un libro-confessione (Valachi papers) che fu subito best seller. Cominciarono tempi bui per il potente Bananas. Prima una guerra con gli altri Padrini, poi una misteriosissima fuga. Mascherata da rapimento. Un giorno sparì e si diffuse la voce che l’avevano sequestrato e poi ucciso. In realtà aveva lasciato clandestinamente gli States per passare un po’ di tempo in Nord Africa, a Tunisi. Ma poi Joe tornò in America. Da pensionato. Lo mandarono in esilio a Tucson dove passava le serate a cucinare pasta a sua moglie Fay e ai pochi amici rimasti. Affidò anche le sue memorie a due giornalisti, biografie autorizzate dove il vecchio Joe si lamentava che la mafia ormai non era più quella di una volta» (Attilio Bolzoni, ”la Repubblica” 13/5/2002).